Cronaca

Processo "Mondo di Mezzo": venti rinvii a giudizio ed una condanna

ROMA, 21 MAGGIO – Nuovi sviluppi in uno dei filoni delle inchieste relative al sistema criminale denominato “Mondo di Mezzo” o “Mafia Capitale”. Il gup Monica Ciancio, del Tribunale di Roma, ha infatti emesso decreto che dispone giudizio nei confronti di venti indagati, nonché una sentenza di condanna ad un anno di reclusione per Emilio Gammuto, il quale aveva richiesto di procedere con rito abbreviato dopo che gli erano stati già inflitti tre anni per il reato di corruzione nell’ambito del filone principale del medesimo processo. [MORE]

Gammuto è un ex collaboratore di Salvatore Buzzi (considerato dagli inquirenti il “ras delle cooperative”), con il quale, in base alle ricostruzioni emerse in sede processuale, avrebbe personalmente concordato l’assegnazione di alcune utilità al funzionario comunale Claudio Turella. Tra il 2012 ed il 2013, infatti, quest’ultimo, in qualità di responsabile del Servizio Comunale Programmazione e Gestione verde pubblico, avrebbe indirettamente ottenuto un pagamento di 25mila € per consentire di fronteggiare un’emergenza maltempo e la promessa dello stanziamento di altri 30mila € affinché potesse essere effettuata la manutenzione di alcune piste ciclabili. Tali comportamenti avrebbero dunque configurato una fattispecie tipica del reato di corruzione, per il quale in effetti Gammuto è stato già condannato sia in primo sia in secondo grado dal Tribunale di Roma (sebbene in appello sia caduta l’aggravante del metodo mafioso, con la conseguente riduzione della pena a 3 anni di reclusione dai 5 anni e 4 mesi iniziali).

Per gli altri indagati, ora rinviati a giudizio dando seguito alle richieste del pm Luca Tescaroli, il processo inizierà il prossimo 19 settembre. Essi dovranno rispondere, a diverso titolo, di vari episodi, verificatisi tra il 2011 ed il 2014, che potrebbero integrare gli estremi dei reati di corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreti d’ufficio e finanziamento illecito. Al banco degli imputati dovranno comparire innanzitutto gli imprenditori Fabrizio Amore e Flavio Ciambella, nonché alcuni dirigenti pubblici: si tratta in particolare di Fabio Tancredi, ex direttore del 10° Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde della Protezione Civile di Roma, di Clelia Logorelli, dirigente preposto alla gestione del settore-verde di EUR s.p.a., infine di Giampaolo Cosimo De Pascali, appuntato dei Carabinieri all’epoca dei fatti in servizio presso l’Ufficio Direzione Sovrintendenza centrale Servizi di Sicurezza della Capitale. A processo andrà poi Nadia Cerrito, collaboratrice di Buzzi, nonché il Presidente della cooperativa “Capodarco” Maurizio Marotta. Per quanto concerne, invece, la posizione di Raniero Lucci (altro collaboratore di Buzzi), Sergio Menichelli (ex Sindaco del Comune di Sant’Oreste) e Marco Placidi (dipendente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Sant’Oreste), il gup ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Tivoli ritenendo quest’ultima competente a conoscere dei fatti che riguardano questi tre indagati.

Tra i nomi degli indagati rinviati a giudizio, compaiono inoltre quelli di Francesco D’Ausilio (ex capogruppo del Partito Democratico in Campidoglio) e di Giovanni Fiscon (ex direttore generale di AMA, ovvero l’Azienda Municipale Ambiente del Comune di Roma). Al primo l’accusa contesta il reato di corruzione, sostenendo che egli avrebbe ricevuto una promessa di corresponsione di circa 50mila € da parte di Buzzi, al fine di compiere atti contrari ai doveri d’ufficio, consistenti in particolare nell’approvazione della liquidazione dei debiti fuori bilancio del Comune di Roma (come poi in effetti avvenuto mediante una delibera consiliare del 30 ottobre 2014). A Fiscon, invece, è contestata la turbativa di quattro gare, tra cui un appalto sull’emergenza rifiuti, uno sulla raccolta foglie, una sulla differenziata del multimateriale; il tutto sarebbe avvenuto mediante collusioni materialmente intervenute tra Fiscon, Buzzi e l’allora AD di AMA Franco Panzironi. Lo stesso ex dg dell’azienda municipale capitolina, inoltre, è accusato anche di corruzione per aver ricevuto utilità consistite nell’organizzazione in sede di consiglio comunale e di giunta del consenso politico necessario alla sua riconferma nei quadri dirigenziali di AMA, a fronte dell’iniziativa contraria dell’allora Sindaco Ignazio Marino che invece intendeva disporne la sostituzione.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: ilsole24ore.com