Cronaca

Processo Iblis, Lombardo si dimetterà "un minuto prima" della decisione del giudice

CATANIA, 7 APRILE 2012 – È stata depositata nei giorni scorsi la richiesta di rinvio a giudizio per il presidente della Regione Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo, deputato nazionale del Movimento per le Autonomie da parte della Procura di Catania, dopo che il giudice per le indagini preliminari Luigi Barone aveva deciso di non accogliere la richiesta di archiviazioni dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato, disponendo per entrambi l'imputazione coatta (ne parlavamo qui) nell'ambito del processo Iblis. La decisione era giunta a seguito di una semplice constatazione logica, in quanto secondo il giudice è impensabile che per dieci anni Cosa Nostra abbia investito sul Movimento per le Autonomie e sui Lombardo senza avere nulla in cambio ma continuando a stipulare accordi mafia-politica per le competizioni elettorali successive. «Gli elementi sin qui esaminati e le relative considerazioni svolte», aveva scritto il giudice nelle sue conclusioni, «offrono, dunque, a questo decidente, un ulteriore elemento indiziario, che indubbiamente dovrà essere approfondito nel corso dell'istruttoria dibattimentale, ma che presenta, allo stato, una pregnanza tale da non consentire, “ex se”, l'archiviazione del procedimento».[MORE]

In attesa di sapere quando ci sarà la nuova udienza preliminare e a quale giudice sarà ora affidato il fascicolo, in una conferenza stampa tenutasi ieri il presidente della Regione ha annunciato che si dimetterà un minuto prima della decisione del giudice, qualunque essa sia. «Affronterò la sentenza da libero cittadino» ha risposto Lombardo ai giornalisti presenti, alla luce di quello che definisce «un castello di carte che non sarà difficile far saltare e smontare». «A questa gentaglia» - si è difeso il presidente della Regione dalle pagine del quotidiano La Sicilia riferendosi ai pentiti che lo accusano, come Maurizio Di Gati - «non ho dato confidenza, né direttamente né indirettamente, e mi fa schifo perfino che debbano pronunciare il mio nome». Da qui la più che probabile denuncia per calunnia o falso nei confronti dello stesso Di Gati e dell'altro collaboratore di giustizia, Eugenio Sturiale.

L'unica “condizione” chiesta da Lombardo è che la decisione sull'eventuale rinvio a giudizio venga presa entro la fine di aprile.
La decisione delle dimissioni “a prescindere” sarebbe stata presa dietro suggerimento dei magistrati appartenenti alla giunta del presidente, in particolare di quel Massimo Russo a cui andrebbero le funzioni qualora arrivassero la richiesta di rito abbreviato e l'autosospensione del presidente della Regione.
Le dimissioni, naturalmente, andrebbero ad influenzare – e non poco – le tornate elettorali in Sicilia, sia le comunali di maggio che le regionali che andrebbero anticipate. All'Assemblea Regionale Siciliana, peraltro, non sono in pochi a vedere di buon occhio questa eventualità. Il Parlamento nazionale, infatti, sta vagliando la legge che taglia il numero dei deputati, ed anticipare le elezioni in Sicilia significherebbe anche evitare il taglio di una ventina di seggi e di tutti i benefit a questi collegati.

Qualora dovesse arrivare il rinvio a giudizio, l'uscita di scena di Lombardo da ruoli istituzionali permetterebbe di salvaguardare l'alleanza politica che lo ha sostenuto, che potrebbe ripresentarsi al voto di novembre cambiando semplicemente il candidato di riferimento (si fanno i nomi del già citato Russo, di Beppe Lumia o di Sergio D'Antoni).

A questo punto, però, la domanda è d'obbligo: perché aspettare quel “minuto prima” e non dimettersi subito? 


(foto: sudpress.it)
Andrea Intonti