Aaron pensieri a 4 zampe
Problemi comportamentali nel cane. Intervista a Francesca Sinceri: "Mai sottovalutare il disagio"
TIVOLI (ROMA), 17 LUGLIO 2017 - È considerato il miglior amico dell'uomo, ma non sempre la convivenza tra l'essere umano e il cane è così idilliaca e senza "incidenti" di percorso. Per raggiungere la felicità e avere un rapporto che sia appagante per entrambi occorre prima di tutto conoscere l'amico a 4 zampe: capire le sue potenzialità, riuscire a comunicare con lui, rispettare la sua natura e considerarlo un essere senziente con capacità cognitive.
L'essere umano spesso compie l'errore di antropomorfizzare il cane credendo che quest'ultimo abbia i suoi stessi bisogni e, soprattutto, cerca di forgiare e modellare l'esistenza canina in funzione delle super-egoiche esigenze di vita dell'animale a due 'zampe'.
Una relazione che si tenta di instaurare senza conoscere profondamente colui che vorremmo restasse al nostro fianco finché morte non ci separi potrebbe condurre all'insorgenza di problematiche comportamentali, le quali possono compromettere la qualità del rapporto, nonché il benessere psico-fisico del cane.
Francesca Sinceri - Addestratore Cinofilo Enci, specializzanda in riabilitazione cognitivo-comportamentale presso l'Istituto di Zooantropologia Applicata (ThinkDog) - fornirà ai nostri lettori alcuni consigli per comprendere le necessità di un cane, di cosa ha bisogno per crescere equilibrato, come fare per non inibire le sue competenze e per evitare che presto o tardi nascano problematiche legate al comportamento.
Francesca, se è d'accordo, partirei con un affondo nei confronti dell'uomo. A che tipo di persona non consiglierebbe mai di prendere un cane?
“Ci sono vari fattori che le persone dovrebbero tenere in considerazione prima di prendere un cane. Prima di tutto, accogliere un amico a 4 zampe nelle nostre case ci pone in una posizione di responsabilità nei suoi confronti e nei confronti della società in cui viviamo. Il cane ha bisogno di sentirsi membro attivo del nucleo familiare, ha bisogno di quantità e qualità di tempo da dedicargli, nonché di spazi adeguati alla sua taglia. Inoltre, ricordiamoci che l'aspettativa di vita del nostro amico peloso è abbastanza lunga e che l'impegno nei suoi confronti durerà molti anni. Avere un cane richiede anche una serie di “sacrifici”: vacanze e spostamenti alla sua portata, conciliare il nostro vissuto e le nostre abitudini alle sue, e coinvolgerlo il più possibile nelle attività familiari. Per il cane è di importanza vitale sentirsi parte integrante del branco. Se non siamo disposti a modificare la nostra vita e le nostre abitudini, o magari pensiamo che un giardino possa essere la soluzione ideale per essere felice e appagato, forse è meglio desistere dall'adottare un cane”.[MORE]
Quali sono i bisogni di un cane? Come può raggiungere, nel corso della vita, un senso di appagamento e crescere equilibrato?
“Oltre ai bisogni fondamentali per la sopravvivenza, quali acqua e cibo, il cane ha bisogno di instaurare un rapporto intimo con il proprio ‘bipede’ e partecipare attivamente alla nostra vita quotidiana. Dobbiamo educarlo con pazienza e coerenza, ma soprattutto dobbiamo soddisfare le sue esigenze attitudinali. Attraverso il gioco condiviso, o magari attraverso gli sport cinofili, possiamo far emergere il meglio del nostro amico e lui si sentirà soddisfatto e appagato. Ci tengo molto a precisare che non si può pretendere che il nostro amico a 4 zampe stia tutto il giorno in casa o in giardino senza fare nulla. La noia molto spesso è il fattore scatenante che porta i cani ad essere distruttivi. L’equilibrio psichico del cane dipende in parte anche da noi: dobbiamo impegnarci nel comprendere quali attività preferisce svolgere, così da soddisfare i suoi desideri e renderlo felice”.
Quali sono le competenze chiave di un cane e in che modo si rischia di inibirle o snaturarle?
“Le competenze che tutti i cani dovrebbero avere sono la capacità di saper imparare, l’autocontrollo e la capacità di concentrarsi. Queste competenze fondamentali aiutano il nostro cane a vivere una vita piena e spensierata. Molto spesso, insorgono ansie e paure perché Fido non ha le competenze base necessarie per gestire e superare gli ostacoli che si presentano nelle più svariate situazioni della vita quotidiana. Queste competenze si formano attraverso le esperienze e l'educazione che noi offriamo al nostro cane, rispettando i tempi necessari per apprendere, ma soprattutto occorre rispettare le attitudini personali e di razza, altrimenti si corre il rischio di incombere in problemi che possono rendere la convivenza molto difficile”.
Cosa si intende per 'socializzazione' e perché è considerato un processo così importante per le esperienze future di Fido?
“La fase della socializzazione è un momento importantissimo per la vita futura del nostro amico. Ha inizio intorno alla quarta settimana di vita e si protrae fino alla dodicesima. E’ in questa fase che il cucciolo comincia ad allontanarsi dalla mamma mettendo in atto tutta una serie di comportamenti sociali: espressioni facciali, vocalizzi e abbai, ringhi ecc.. La madre insegnerà ai suoi piccoli, tra l’altro, gli autocontrolli e l’inibizione al morso. E’ in questo periodo che si definisce anche l'appartenenza di specie. È importantissimo che il cucciolo viva questa fase facendo esperienze positive di vario tipo, perché tutto quello che vivrà o non vivrà farà la differenza nel suo futuro di cane adulto”.
Quali sono le anomalie comportamentali che più frequentemente le capita di dover trattare?
“Al primo posto l'ansia da separazione! Questa patologia rende la convivenza molto difficile, sia per il proprietario, che molto spesso si trova a dover fare i conti con mobili e oggetti rotti e mozzicati, sia per il povero cagnolino che vive una condizione di “abbandono” (bastano anche pochi minuti di assenza) come qualcosa di terrificante. Dobbiamo quindi tenere in considerazione che il nostro amico ci mostra l’enorme disagio che vive e siamo noi a doverlo aiutare a superare questo malessere. Un altro problema che riscontro di frequente è l’aggressività nei confronti dell'uomo. Quest’ultimo comportamento può avere diverse cause, che variano di soggetto in soggetto, ma spesso sono originate da un sistema-famiglia non corretto, e dalla carenza di comunicazione cane-essere umano”.
Aggressività intraspecifica e interspecifica. Qual è la differenza tra i due termini e da cosa sono originati i comportamenti?
“L’aggressività interspecifica è quella rivolta a soggetti diversi dalla propria specie di appartenenza, quindi l'uomo o altre specie animali, mentre quella intraspecifica è rivolta ai soggetti della stessa specie. L’aggressività può essere di natura territoriale, gerarchica, da irritazione, predatoria, o scatenata dalla paura o dal dolore. Le motivazioni che spingono il nostro cane ad utilizzare comportamenti aggressivi inappropriati nei confronti di altri cani, o di soggetti umani, possono essere molteplici e variare di soggetto in soggetto. L’aggressività esasperata e generalizzata possono essere il sintomo di un problema comportamentale, mentre le cause possono essere vere e proprie patologie, mancata socializzazione, o squilibri di origine ormonale. Se notate dei comportamenti aggressivi nel vostro cane è bene che vi affidiate ad un addestratore cinofilo professionista, il quale vi aiuterà a capire cosa spinge l’animale a mettere in atto questo tipo di comportamento e trovare una soluzione al problema”,
Le problematiche comportamentali si sviluppano sempre a causa dell'errore umano? Potrebbero dipendere anche dalla genetica o da fattori psichici predisponenti?
“Assolutamente no, non è sempre colpa del proprietario. Sono molti i fattori che influenzano il comportamento: l’ambiente esterno condiziona il feto già nell'utero materno, e senza dubbio ci sono razze predisposte ad ereditare problematiche comportamentali, come comportamenti stereotipati o compulsivi. Ad esempio, i Bull Terrier, i Terrier, gli Australian Cattle dog e i Pastori Tedeschi sono particolarmente soggetti al tail chasing, cioè mordersi la coda. In alcuni casi estremi arrivano a ferirsi seriamente. Nei Doberman, invece, si riscontra spesso il problema della suzione del fianco e i soggetti possono crearsi ferite molto serie, questo perché ripetono il comportamento in modo ossessivo durante tutto l'arco della giornata. Se notate comportamenti di questo tipo, e che si protraggono nel tempo, è bene affidarvi ad veterinario comportamentalista, magari coadiuvato da un educatore cinofilo, affinché entrambi vi aiutino a risolvere la problematica”.
In che modo il cane esperisce i sintomi di un disagio?
“I sintomi possono essere molteplici e differenziarsi in base al problema specifico. Cambi di umore, cambi repentini di comportamento, comportamenti aggressivi, eccesso di atteggiamenti ansiosi, difficoltà nel riposare, leccamento compulsivo, rincorrersi la coda, correre in tondo in modo eccessivo, sono alcuni dei campanelli d'allarme da non sottovalutare. In questi casi non bisogna indugiare, ma rivolgersi prontamente a professionisti qualificati e riconosciuti”.
Perché per un proprietario dovrebbe essere importante conoscere i metodi di comunicazione dell'amico a 4 zampe?
“È essenziale conoscere il linguaggio del nostro amico perché ci permetterà di comunicare con lui in modo efficace e diretto, lasciando poco spazio alle incomprensioni. Per il nostro cane sarà molto più semplice imparare: una buona comunicazione è il mezzo migliore per buona educazione”.
Problemi comportamentali e psicofarmaci. Quando è necessario ricorrere al trattamento farmacologico?
“Il trattamento farmacologico può essere prescritto soltanto da un medico veterinario, dopo che lo specialista ha visitato il cane e stabilito una diagnosi. I farmaci vengono prescritti in base al problema specifico. Ne esistono di appropriati per l’ansia, per gli stati depressivi, e per altre patologie psichiche. I disturbi del comportamento possono essere causati da varie patologie più o meno gravi, ma possono svilupparsi anche a causa di squilibri ormonali: si pensi, a tal proposito, ad un’eccessiva presenza o carenza di serotonina o di altri neurotrasmettitori. In alcuni casi i farmaci sono necessari, ma affidatevi solo ed esclusivamente ai consigli di un veterinario ed evitate il ‘fai da te’. Ovviamente, non sempre è necessario il supporto farmacologico per arginare e risolvere alcuni disturbi del comportamento. Molte problematiche possono essere trattate con la terapia cognitivo comportamentale”.
Luigi Cacciatori