Politica

Primarie a Napoli: un'occasione sprecata?

NAPOLI, 25 GENNAIO - Cozzolino: 37,3% (con 16358 voti)
Ranieri: 34,6% (con 15137 voti)
Mancuso: 15,8%
Oddati: 12,1%
Affluenza alle urne: oltre 40000 votanti.
Fin qui i dati analitici delle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco per Napoli. Per il resto, una sequela di accesi scontri fraticidi in un marasma di accuse reciproche di aver condizionato in vario modo il voto.[MORE]
Tutti e quattro i papabili (nessun escluso) hanno gridato ai brogli: in particolar modo hanno suscitato perplessità le 1000 e più preferenze ottenute dal vincitore nel seggio di via Janfolla a Miano (che conta 2000 elettori), oppure il boom di partecipazione raggiunto in quartieri, come Scampia, in cui il PD appariva in netto declino. Infatti, è bene sottolineare che soprattutto a Napoli il meccanismo delle primarie sembrava un affare interno allo storico partito di centrosinistra più che all’intera coalizione, contando ben tre rappresentanti su quattro tra le proprie file. Così, per giustificare i numeri (perché alla fine dei conti, solo i numeri ci rimangono per valutare e fare analisi) si vocifera (tra la gente e di rimando nei salotti politici) di interventi, nemmeno tanto celati, di persone fidate del PDL per indirizzare il voto verso il candidato più malleabile o comunque più disposto ad un futuro dialogo; o, peggio ancora, si riferiscono episodi di donazioni (con visibilissime banconote da cinque e dieci euro) all’uscita dei seggi (metodo che rimanda ad una esecrabile logica camorristica prima ancora che clientelare).
In sintesi, il vincitore si allegra di un successo agguantato in extremis e più in generale del buon esito della macchina democratica in azione; gli sconfitti, invece, gli rinfacciano di aver goduto e abusato dell’apparato egemonico bassoliniano (evidentemente ancora fortemente vivo e presente sul territorio), compromettendo così definitivamente un vero e proprio slancio verso un diverso futuro e ancorandosi inevitabilmente al recente passato di compromessi e malgoverno. Sono in tanti, infatti, a leggere fra le righe di questa ennesima rissa pidiana (in questo caso la realtà locale è specchio fedele di quella nazionale), una rivincita personale del vecchio leader, di quell’Antonio Bassolino (non segreto sostenitore di Cozzolino) apparentemente in esilio spirituale, ma che di fatto riesce ancora a scalciare con concreto vigore.
Quello che resta è uno spettacolo di basso profilo istituzionale offerto ai media nazionali, sempre ingordi quando si tratta di mostrare le deficienze di una città che sembra da anni affogare in montagne di sabbie mobili (oltre che di immondizia): un’occasione mancata per mettere da parte i contrasti (legittimi, purchè non provochino un’incurabile paralisi) e per cedere il protagonismo a Napoli, intesa come città e come cittadinanza.
A caldo, Cozzolino celebra così il suo successo: “Mi muoverò in modo unitario con tutte le forze della coalizione e della società civile per dare a Napoli un progetto capace di aprire una nuova fase.” E da Bologna, Cofferati sostiene le sue parole: “Da questo punto in avanti, le primarie vanno messe alle spalle e tutti insieme bisogna lavorare per vincere a Napoli, una città importantissima per il Mezzogiorno e per l’Italia.”
Siamo d’accordo sull’obiettivo, ma se le premesse sono queste, la strada a sinistra appare ancora una volta impervia e tortuosa.