Cronaca

Prima il pranzo con il Papa, poi la fuga: due detenuti evasi a Bologna

BOLOGNA, 12 OTTOBRE - Sono due quarantenni, con alle spalle reati legati alla droga, i due evasi dopo il pranzo con Papa Francesco in San Petronio della scorsa domenica. Sulla vicenda indaga l’Anticrimine della polizia, insieme ai colleghi del commissariato Due Torri-San Francesco, i quali ieri sono andati in Curia a chiedere informazioni agli organizzatori dell’evento. I due fuggiaschi sono napoletani, di 41 e 42 anni: durante il pranzo a base di lasagne, cotoletta e torta di riso, hanno approfittato della grande emozione di tutti e della confusione generale per sgattaiolare fuori dalla basilica e far perdere le proprie tracce. [MORE]

I due, insieme ad altri diciotto internati, erano accompagnati da alcuni volontari, non dalla polizia penitenziaria, e proprio per riuscire a scappare senza essere notati si erano seduti a uno dei tavoli periferici, lontani dalla tavolata in cui sedeva il Santo Padre. La loro evasione è stata scoperta solo quando è arrivato il momento per la comitiva di tornare alla Casa di reclusione di Castelfranco, nel Modenese. Ed è stata proprio la struttura a segnalare il doppio mancato rientro alla polizia di Bologna e Modena, facendo partire le indagini. Gli agenti hanno chiesto anche i nomi degli accompagnatori modenesi e nei prossimi giorni probabilmente i volontari, quasi tutte donne, saranno sentiti per chiarire la dinamica della fuga.

La Casa di reclusione ha una sorveglianza attenuata e gli internati possono uscire di giorno per andare a svolgere lavori socialmente utili. I due napoletani avrebbero problemi di tossicodipendenza ed erano sottoposti alla misura di sicurezza detentiva perché ritenuti socialmente pericolosi. Alle spalle hanno appunto un passato di reati di droga, come il piccolo spaccio e il furto. Gli operatori li considerano però fra i soggetti più meritevoli di benefici fra tutti gli internati di Castelfranco.

«Il problema degli internati di Castelfranco – dice Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato Sappe – l’abbiamo posto più volte. Si tratta di soggetti socialmente pericolosi, che andrebbero sorvegliati con maggiore attenzione. Invece per loro le maglie sono molto larghe. Forse troppo».

Claudio Canzone

Fonte foto: ilmessaggero.it