Fantasticherie del cuore

Prima di ogni azione umana deve esserci la Parola

Il mondo, anche se non tutti lo percepiscono, si trova veramente sull’orlo di un collasso sociale, non solo per le guerre in atto o i drammi collettivi e la violenza terroristica che ne conseguono, ma per una riduzione globale di quei valori cristiani che responsabilizzano e tutelano la società dal di dentro. Quando Gesù, appena dodicenne, lascia i genitori in viaggio per Nazareth, non la fa perché bambino disobbediente, ma perché la voce del Padre lo aveva inviato al Tempio di Gerusalemme a discutere con i dottori della Legge. Chiara in Luca la sua risposta ai genitori: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Anche negli anni della sua missione, quando i parenti di Gesù gli chiederanno di andare con loro a Gerusalemme per la festa delle Capanne, come ci racconta Giovanni nel capitolo settimo, questi non riusciranno ad avere la sua disponibilità. [MORE]

Lui resterà ancora per tre giorni a Nazareth. Non si tratta comunque di un rifiuto per non partecipare all’evento della tradizione con il resto della famiglia. Il Figlio dell’Uomo segue semplicemente il tempo del Padre e non, come in questo caso, quello dei suoi parenti. Ma l’uomo oggi ascolta la voce del Padre? O si vergogna dei suoi familiari o amici? Riesce a capire che la Parola del Signore non è contro la voglia dell’uomo di migliorarsi e progredire, ma che è esattamente l’opposto? Mons. Costantino Di Bruno ripete spesso che dove c’è una parola del Signore noi dobbiamo “inchiodarci”, rimanendo completamente in essa senza essere risucchiati dalle cose del mondo, programmate spesso a stare da tutt’altra direzione.

“Gesù”, osserva ancora il sacerdote, “chiede ai suoi discepoli e quindi a chiunque abbia deciso di seguirlo: O vi inchiodate sulla mia Parola o non potete essere miei discepoli, perché io cammino e voi non ci sarete. Il vero discepolo è colui che cammina dietro e non davanti il suo Maestro”. Se anche oggi Cristo continua ad andare per una strada, indicando un preciso modello vitale, senza che i credenti lo seguano, significa che le nostre comunità rischiano di perdere il vero discernimento del loro progetto sociale. Se questo accade non si è con Lui; si procede per i fatti propri, con i guasti quotidiani facili da verificare. Dove va cercato allora il motivo del disastro che si sta consolidando alle spalle delle nostre comunità? Come si fa a non capire che esse stesse sono sempre più accecate dalle precarie certezze del sistema sociale ed economico a cui si aderisce?

Succede a questo punto, in un modo molto evidente, che il cristiano, Cristo e il vangelo non camminano più assieme. Una triste realtà che trasforma le buone abitudini della storia. Bisogna perciò avere il coraggio di osservare che il cristiano, il vangelo e Cristo non camminano più per la stessa strada. Cosa molto grave che può essere paragonata, senza esagerare, ad una bomba più potente di quella atomica. Un esempio che forse si fa fatica a prendere in seria considerazione, perché non uccide subito; non sprigiona sostanze radioattive immediate; non devasta le strutture abitative in cui si vive. Ma se Cristo non viene tutt’ora seguito; se si continua a studiare il Vangelo come un qualsiasi volume letterario e il cristiano continua a costruire il suo mondo spirituale con i suoi tempi e le sue necessità, si rischia di fare cadere la verità dell’uomo nel tritacarne delle illusioni umane.

 

 

Egidio Chiarella
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