Chiesa e Società
Presidente della Cec, mons. Vincenzo Bertolone. "il tempo della svolta"
La riflessione domenicale del presidente della Cec, mons. Vincenzo Bertolone. "il tempo della svolta"
«La solidarietà del genere umano non è solo un segno bello e nobile, ma una necessità pressante, un essere o non essere, una questione di vita o di morte».
Così il filosofo Immanuel Kant. L’attualità della sua affermazione è incisa sulle tavole del presente: la pandemia, con i suoi tragici effetti, è stata (e continua a essere) durissima. Ha scavato ulteriormente solchi già profondi, accrescendo le disparità e colpito, in particolare, le donne, i giovani, i deboli e i più poveri. Ha imposto stravolgimenti radicali, facendo della casa una sorta di fortezza e delle mura domestiche lo spazio di ufficio e studio, asilo e scuola, palestra e chiesa, frantumando il sistema di conciliazione tra famiglia e lavoro. Quel che è peggio, se possibile, è che essa avrà effetti durevoli, per molti anni ancora, anche sotto l’aspetto psicologico. E con la sua coda potrebbe alimentare, ancor più, paure e rancori. Venirne fuori non è solo questione di efficienza ed efficacia di una campagna vaccinale comunque indispensabile e fondamentale. L’opportunità da cogliere è anche un’altra: ripartire coniugando sviluppo e riduzione dei divari.
La crisi scatenata dall’inarrestabile diffondersi del virus ha posto l’Italia (ed il resto del pianeta) di fronte alla realtà amara di un’epoca priva di discussione e confronto serio, lungimirante sul futuro, di una competizione politica basata sull’oggi e quasi mai sul domani, di un dibattito pubblico ridotto a slogan e comparsate, di un’informazione trasformata in caccia al click. E soprattutto, di un modello economico che ha lasciato dietro di sé precarietà e disuguaglianze. Le certezze già profondamente scosse dal terremoto finanziario del 2007 sono state definitivamente spazzate via dalla pandemia. Il rischio concreto, però, è che finita l’emergenza si ritorni allo status quo ante.
Restare inermi di fronte a tale eventualità sarebbe deleterio, visto che mai come in questo momento le condizioni sono favorevoli per correggere storture, colmare vuoti, in molti casi cambiare passo e prospettive, ad esempio al Sud, per provare a superare – una volta per tutte – lo storico e significativo distacco del Mezzogiorno rispetto alle regioni del Centronord ed all’Europa andando oltre la narrazione che si è imposta nel corso degli anni Novanta - secondo cui il Meridione è arretrato solo per colpe proprie e delle sue classi dirigenti incapaci di valorizzare le tante risorse sottomano – e che alla fine ha portato a privilegiare, investimenti sempre più corposi a vantaggio delle aree già ricche, in base alla teoria dello sgocciolamento: dare di più a chi ha già tanto avvantaggerà anche chi ha meno, perché il benessere gocciolerà via via dai più abbienti ai meno abbienti.
Nulla di più falso, nulla di più errato, come i fatti adesso tragicamente confermano. La svolta, allora: è necessaria, ma va costruita. Ragionando ora di nuovi modelli economici, certo, ma anche di un rinnovato impianto di relazioni interpersonali e sociali. Occorre far bene, e da subito. «Il tempo per la ricerca di soluzioni globali», osservava poche settimane fa papa Francesco, «sta scadendo, e l’attuale emergenza sanitaria ci obbliga a pensare agli esseri umani, a tutti, piuttosto che ai profitti di pochi»
+ Vincenzo Bertolone