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Presentata la fontana di piazza Matteotti - Abramo, spero che la nuova opera piaccia ai cittadini

CATANZARO, 06 GIUGNO 2015 - "Spero che la nuova opera sia di gradimento dei cittadini". Lo ha detto il sindaco Sergio Abramo nel corso della conferenza stampa svoltasi questa mattina al Museo del Rock, in occasione della quale l’ideatore della fontana monumentale di piazza Matteotti, il prof. Franco Zagari, ha provveduto a descrivere le caratteristiche essenziali dell’opera che sarà ufficialmente inaugurata alle ore 18 di oggi, sabato 6 giugno.  [MORE]

“Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla riqualificazione della principale piazza della città - ha osservato ancora il primo cittadino -. Massimo è il nostro impegno nel tentativo di rilanciare il centro storico, lo dimostrano i progetti che riguardano le Gallerie del San Giovanni, gli interventi quasi terminati dell'ex Stac, l'apertura del museo del Rock. E su questa scia proseguirà il nostro attento lavoro".

"L'attività di rilancio della parte antica della città, dal punto di vista amministrativo, è pienamente in atto - ha ribadito l'assessore ai lavori pubblici, Gianmarco Plastino, presente alla conferenza stampa -. Catanzaro sta vivendo una fase di trasformazione".

“Agli estremi della nuova piazza – ha spiegato Zagari - il progetto si annuncia subito con due coppie di stele che raccontano della città: “Sanguinis effusione” è il motto di Catanzaro che ricorda il tributo coraggioso della città per Carlo V, mentre “Jonio” e “Sila” testimoniano le due anime del paesaggio, l’immagine forte di questa città aerea sospesa fra il mare e la montagna. Sono sculture di metallo bianche ognuna pensata come una figura maschile e femminile. Questa è solo una delle storie, molte in verità, che Piazza Matteotti racconta a chi vuole attraversarla, sostarvi, ascoltarla, viverla. Si succedono gli spazi di una grande area pedonale, molto diversi fra loro, così che sembrano essere metafora della folla, che è diversa e unita allo stesso tempo, che qui è densa e qui è distesa, articolata in attività, flussi e comportamenti legati alla convivialità, un luogo in tensione fra momenti emozionali e pause di intimità.

Una Fontana di vetro sostituisce la Scaletta ripetendone l’impronta triangolare e cercando di rinnovarne in modo più dolce lo stesso ruolo carismatico, ma questa volta con un’attitudine più distesa e serena, uno spazio d’acqua che ha una forte attrattiva come momento d’intimità e d’incontro in luogo di un monumento che offriva una platea e un punto di osservazione dall’alto.

Oggi è il momento di fare brevemente il punto sul significato di questo cambiamento della nuova Fontana di vetro in sostituzione della Scaletta.

L’episodio della Scaletta, nel bene e nel male, appartiene ormai alla storia di questa città, ma la sua forza è un’idea, prima ancora che il corpo di un edificio. Questo elemento, per quanto abbandonato a se stesso e non curato ha rappresentato in tutti questi anni un riferimento importante. La sostituzione nella mia intenzione è una sfida: voler dare a tutto l’insieme del nuovo e del vecchio intervento, un nuovo elemento di riferimento nel quale sia evidente un particolare significato che segna un nuovo equilibrio fra la città e il suo tempo. Nelle mie intenzioni la Scaletta è stata un elemento con una sua forte carica emozionale al punto di essere paradossale, una scala che nasce ampia e finisce in un punto dominante di osservazione. Molti hanno ritenuto che fosse un monumento troppo moderno, troppo assertivo, violento, quindi brutto. Questo non toglie che sei soluzioni su sette nel concorso proponessero di mantenerlo”.

“Tuttavia, essendosi succedute tre Amministrazioni da quando ho ricevuto l’incarico, guidate dai sindaci Olivo, Traversa, Abramo, che ringrazio per la fiducia e il sostegno che mi hanno dato, io ho sempre potuto avere conferma di un loro desiderio che la Scaletta venisse rimossa e che toccasse a me deciderlo. Questa intenzione – ha proseguito Zagari - mi è sempre stata rappresentata con molto rispetto e senza esercitare alcuna pressione, cosa della quale sono veramente riconoscente a questa città. Così ho accettato di buon grado la proposta del sindaco Abramo di sostituirla con un’altra opera di significato analogo, ma diversa, non più un’architettura manifesto degli anni ’90, un grido dopo 30 anni che la città non produceva un’opera degna di commento, mentre questa volta ho creduto di interpretare le attese della città con un’architettura dolce, un luogo di intimità e di convivialità. La Fontana di vetro è coerente con il monumento che va a sostituire, ricordandone la pianta triangolare e rinnovando la presenza di un evento emozionale in un punto delicatissimo dove lo spazio della piazza prima contenuto si dilata e rischia di perdere una sua riconoscibilità. Spero che questo nuovo intervento goda di un buon accoglimento da parte della popolazione, e spero che abbia una manutenzione continua ed accurata.

Confido che le forme dell’acqua con il loro suono e la loro fisionomia sempre diversa diventino un’abitudine per i cittadini, un luogo amato. Nel bene e nel male, da sempre piazza Matteotti è lo spazio pubblico più rappresentativo della città. Per lungo tempo è stato uno spazio eterogeneo e caotico, formato progressivamente nell’arco di circa cento anni, definito da edifici e monumenti che sono la storia moderna di Catanzaro. Dall’antica Porta di terra del centro storico questo spazio si estende lungo il crinale che è poi diventato via Indipendenza, dal Complesso monumentale del San Giovanni alla BNL (già Grande Albergo Moderno), fino al Tribunale e alla Villa pubblica antistante, per concludersi nel secondo dopoguerra con un grande rinterro artificiale e con la costruzione di un viadotto e di un complesso immobiliare sul lato del Musofalo, nuova estensione verso Est che copre la Ferrovia Calabro-Lucana, che diventa così una metropolitana urbana a tutti gli effetti.

Ma è solo nel 1991 che questo sistema di spazi non coordinati fra loro diventa una vera piazza, grazie a un progetto voluto dall’Amministrazione Furriolo, intuizione coraggiosa e illuminata, che nella città genera un appassionato dibattito (Franco Zagari, Ferdinando Gabellini con Enzo Amantea, Antonio Uccello). Il nuovo spazio è caratterizzato da una passeggiata con un disegno cinetico ispirato da un’opera di Victor Vasarely, una grande area pedonale in forma di meridiana solare e una rivisitazione discreta della Villa storica. Ma l’elemento più discusso è la Scaletta, un edificio con una sua forte personalità, una carica emozionale che è forse la chiave del successo dell’opera soprattutto all’estero, ma che ha diviso i Catanzaresi in modo piuttosto netto fra favorevoli e contrari. Per tutti questi motivi Jahn Gehl & Lars Gemzøe insigni studiosi danesi, venuti in incognito a Catanzaro, hanno rilevato e pubblicato l’opera definendola “una nuova e sorprendente interpretazione di spazio pubblico con un pavimento che è un grande quadro, mentre la piazza stessa è una grande scultura urbana”.

Il secondo progetto, iniziato in seguito a un concorso internazionale nel 2007, si compie nel 2015. Riguarda il restauro e il completamento della piazza (Franco Zagari, Ferdinando Gabellini, Giovanni Laganà con Domenico Avati): la viabilità, la pavimentazione, i sistemi di illuminazione pubblica, gli arredi, sono curati con soluzioni originali lungamente discusse e maturate in un confronto continuo con l’Amministrazione, mentre la vegetazione, purtroppo colpita severamente dall’attacco di un terribile insetto, sarà invece curata nei prossimi mesi.

Piazza Matteotti è per sua natura il luogo della sperimentazione, il ponte fra tradizione e proiezione nel futuro, luogo dove nostalgia e speranza sono una cosa sola. È un cantiere che con continuità si è formato pezzo per pezzo, ogni volta trovando armonia fra le nuove parti e quelle preesistenti. La qualità stilistica della piazza è tutta in questa sedimentazione così interessante, la riconosciamo nelle sue vibrazioni, nella sua musicalità, nella sua scansione di ombre e luci, di pieni e vuoti, di materiali diversi. Il colore nello spazio pubblico è uno dei caratteri della nostra epoca, un contributo fondamentale. La piazza così si avvia a diventare un sistema unico e completo, un luogo accessibile, accogliente, confortevole, sicuro, solido, nel quale una serie di spazi danno a ogni percorso un’accentuata varietà di esperienze e, conseguentemente, affermano un loro particolare carattere che ha quasi una connotazione fisiognomica”.

“Alcuni elementi – ha concluso Zagari - appaiono come delle novità e bisogna lasciare il tempo alle persone di acclimatarli nelle proprie abitudini. Diversi luoghi diventeranno così familiari ai catanzaresi: tutto il mondo del Giardino storico, con il Monumento ai Caduti e la Fontana ritrovata, le nuove serpentine di sedute colorate; il Giardino dei ciliegi che estende l’area pedonale fino alla parte orientale della piazza; il viadotto Kennedy che sarà come la coda di una cometa verso il Musofalo, il grande spazio teatro dedicato a Mimmo Rotella sul lato dell’Immobiliare Matteotti, spazio dove c’è una mostra permanente dell’artista e due prosceni dedicati a Giuseppe Terragni e a Le Corbusier; e, ancora, all’ingresso del centro storico una piazzetta dedicata al Cavatore, statua che viene sottratta alla mortificazione di un parcheggio selvaggio permanente. Sul Viadotto Kennedy ci è piaciuto riportare una frase di questo personaggio in fondo così affine a Matteotti: “L’opera divina spetta a noi, la nostra buona coscienza essendo la ricompensa e la storia il giudice”, che ci sembra il migliore augurio per questa città da noi molto amata”.