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Prequel di "Amici miei", Neri Parenti conta i nemici suoi
ROMA, 15 MARZO - Infuriano le polemiche sull'ultima creatura di Neri Parenti, "Amici miei - Come tutto ebbe inizio", prequel del fortunatissimo film di culto Mario Monicelli del 1975. Inevitabile che alla conferenza stampa di presentazione, tenutasi a Roma il 14 marzo, gran parte della discussione avesse il carattere dell'apologia da parte del regista e del cast; resa necessaria, peraltro, dal deliberato boicottaggio del gruppo di Facebook dal nome Giù le mani da "Amici miei": fermiamo De Sica ed il suo annunciato prequel. Il gruppo è stato fondato due anni fa da Franco Bagnasco e conta la quota non irrisoria di oltre 58 mila adesioni, più le 37 mila dell'evento spalla.[MORE]
In conferenza, Neri Parenti ha minimizzato le polemiche, riconducendole ad un comune amore nei confronti del film, con la differenza che "che per loro il nostro amore è una forma di oltraggio". I "loro" a cui si riferisce il regista sarebbero, sempre a detta dell'autore, degli "integralisti che prendono d'aceto", che non hanno inteso il fondamentale "atto d'amore" di Parenti e company. DIchiarazioni, invero, che oscillano tra la retorica e la supercazzola.
"Non e' vero che Mario Monicelli abbia criticato il film" - ha aggiunto durante la conferenza stampa il produttore Aurelio De Laurentiis, che produsse anche il secondo e terzo capitolo della serie - "aveva una grandissima dignita' e non si sarebbe mai permesso di sparare a favore o a sfavore di una cosa che non conosceva. Purtroppo" - continua - "negli ultimi anni era quasi cieco e non ho potuto fargli mai leggere il copione". Pronta la replica di Bagnasco, che dal proprio sito ha osservato come nel 2009 Monicelli avesse dichiarato a CineBlog.it: "[...] non voglio giudicare, ma mi dispiace che ci sia la tendenza [...] a ripetere film già fatti, trasportandoli in contesti che non c’entrano per niente con quelli in cui è nato il film. [...] Questi registi conoscono molto bene il mestiere, però si facciano venire delle idee per conto loro senza riprendere quelle degli altri». Secondo Bagnasco, si tratterebbe di un giudizio apertamente negativo, di contro a quanto, a manforte di De Laurentiis, è stato affermato da uno dei protagonisti del cast, Paolo Hendel: "quando ci ho parlato, anche pochi giorni prima che morisse, mi ha sempre detto che pensava bene di questa operazione" - spiega l'attore - "e aggiungeva: basta che faccia ridere".
Aurelio De Laurentiis ha glissato sul budget impiegato, dicendo di dover ancora fare i conti. Sono state rese note, invece, le location del film, girato tra alcune località toscane e gli Studi di Cinecittà. Il racconto è ambientato nella Firenze quattrocentesca di Lorenzo de' Medici e vede protagonisti Duccio Villani di Masi (Michele Placido), l'oste Cecco (Giorgio Panariello), il cerusico Jacopo (Paolo Hendel), il nobile arci-decaduto Manfredo Alemanni (Massimo Ghini). Christian De Sica interpreta invece un aristocratico dalle movenze affini a quelle degli aristocratici squattrinati portati sullo schermo dal padre Vittorio. Lo stesso attore - che ha dovuto frequentare una scuola di dialetto toscano - ha dichiarato di aver provato al modo in cui il padre avrebbe impersonato un aristocratico costretto a camminare con le scarpe bucate.
Ai critici ed ai botteghini l'ardua sentenza, ma intanto, con amarezza stile commedia italiana, viene da osservare come sia una "zingarata" del destino il fatto che il film esca solo pochi mesi dopo la morte del compianto Maestro.
ANTONIO MAIORINO