Cronaca

Precarietà Villa Pini: assistente socio-sanitaria tenta il suicidio

CHIETI, 30 MAGGIO 2013 – Non ce la faceva a pagare le bollette, a mangiare e a crescere quattro figli la precaria, di 63 anni, che ieri ha tentato il suicidio nella Casa di Cura di Villa Pini, dove aveva prestato servizio per venti anni. La donna ha provato a gettarsi da una finestra del quinto piano, ma è stata fortunatamente bloccata dalle colleghe e dagli agenti della Digos; in seguito a questo suo gesto ha avuto un malore, probabilmente un attacco di panico, ed è stata subito soccorsa dall’autoambulanza.

La donna era in cassa integrazione ormai da tre anni, divorziata, con quattro figli, due dei quali vivono fuori casa e non hanno situazione familiare felice – una di loro è vedova con una figlia e l’altro è disoccupato. La donna aveva sperato che la sua invalidità al 74% le impedisse il licenziamento da parte della clinica, ma così non è stato e ora non riceve nemmeno il salario che le era stato promesso.

Una situazione non isolata quella dell’assistente di Villa Pini, infatti, come lei, altri 500 lavoratori sono in cassa integrazione dopo il flop prodotto dall’ex proprietario della struttura, Angelini, e, come lei, non ricevono da febbraio i 500 euro che dovevano essere stanziati per loro: il Governo non sembra in grado di coprire questa spesa.

Oltre a questi lavoratori ve ne sono altri 200, precari, che sono a carico del Policlinico Albano Terme, gestito da Nicola Petruzzi, che ha preso in affitto la clinica e potrebbe anche rilevare la Casa di Cura nell’asta per l’assegnazione di un direttore che si terrà il prossimo 20 giugno. Una situazione non felice quella della Casa di Cura che ha mobilitato tutti i lavoratori.

I precari si sono mossi per richiedere i loro soldi, i 500 euro che non si vedono da febbraio, e dall’incontro è emerso che il Governo si sta muovendo in loro aiuto stanziando un milione di euro lungo tutto il territorio, ma per ottenere questi soldi manca solo la firma del ministro del Lavoro Enrico Giovannini; altra soluzione, un decreto regionale che potrebbe anticipare le somme richieste. I lavoratori hanno accettato queste promesse, ma minacciano, anche, una protesta eclatante a Roma qualora non dovessero esserci risvolti positivi sulla questione.

Erica Benedettelli 

[immagine da periodicoilgrillo.it][MORE]