Cronaca
Posta contro email: il concorso per professori universitari riapre il dibattito
Partirà in autunno il concorso per professori universitari, che si annuncia, mai come questa volta, incredibilmente affollato. Un’operazione colossale, che vedrà 25mila candidati e centoottanta commissioni al lavoro, per una selezione che non metterà più in palio un certo numero di cattedre, ma servirà per entrare in un listone unico nazionale, da cui ogni ateneo potrà chiamare ordinari e associati per tutte le materie.[MORE]
Numerosissimi, perciò, ricercatori, professori associati aspiranti ordinari, e altri studiosi che tenteranno il colpo; i costi del solo concorso, quindi, saranno sicuramente significativi. E ad aumentarli, ci pensa la mole dei documenti richiesti per fare domanda. Ognuno dovrà spedire infatti almeno 12 pubblicazioni (in cui possono essere inclusi anche libri di 500 pagine), da girare a ciascuno dei cinque commissari sparsi tra università italiane ed estere (il regolamento prevede che uno di loro debba essere straniero).
Una montagna di carta che potrebbe invadere la posta, quasi 35mila pagine che viaggeranno nelle più svariate direzioni; proprio per questo, il ministero aveva previsto di semplificare le cose, rendendo la spedizione telematica, sotto forma di pdf da inviare in allegato, per alleggerire le spese che sarebbero a carico delle università.
Ma è a questo punto che nasce la polemica con il Consiglio di Stato, che dichiara le email troppo lunghe e difficili da leggere; la replica ministeriale (spedita su carta) fa riferimento a un possibile risparmio di 8 milioni di Euro, cifra che coprirebbe lo stipendio di quasi 150 ricercatori. Cifre però, che secondo il Consiglio di Stato non sarebbero paragonabili alle difficoltà introdotte a causa della novità.
Il dibattito finirà davanti al Consiglio dei Ministri, ma per superare il veto servirà l’unanimità. Una piccola vicenda che fa quasi sorridere, pensando che all’alba del ventunesimo secolo c’è chi ancora definisce le email un mezzo poco comodo, ma che rende ancora una volta attuale la divisione tra gli appassionati dell’inchiostro e i fan della rete.
Simona Peluso