Cronaca
Pordenone, svolta nel giallo dei fidanzati uccisi: indagato un amico militare di lui
PORDENONE, 25 SETTEMBRE 2015 - Svolta nel giallo di Pordenone dei due fidanzati uccisi il 17 marzo scorso con un colpo di pistola alla testa mentre erano in auto in un parcheggio. A sei mesi dal duplice omicidio di Trifone Ragone, di 29 anni e della sua compagna Teresa Costanza di 30, una persona sarebbe stata iscritta nel registro degli indagati. Si tratterebbe di un un uomo di 26 anni commilitone di Trifone Ragone. L'uomo pare fosse già stato sentito dagli investigatori negli scorsi mesi. Secondo le ipotesi investigative, avrebbe agito da solo, mentre non è ancora stato precisato il movente del delitto.
La notifica dell'iscrizione nel registro degli indagati sarebbe stata decisa dalla magistratura pordenonese per dare la possibilità all'uomo di nominare propri consulenti per accertamenti irripetibili sul caricatore recuperato dal laghetto del parco di San Valentino, area vicina al Palazzetto dello sport dove era avvenuto l'omicidio nei giorni scorsi “compatibile” con l'arma utilizzata del delitto e che inchioderebbe l'uomo. [MORE]
Trifone Ragone, originario di Monopoli in provincia di Bari, Sottufficiale dell'Esercito, e la compagna Teresa Costanza, originaria di Agrigento, laureata alla Bocconi e dipendente delle Assicurazioni Generali, vennero trovati morti la sera del 17 marzo scorso, all'interno della loro vettura all'esterno del Palazzetto dello Sport di Pordenone, città dove vivevano. A ucciderli, cinque colpi di Beretta calibro 7.65 sparati a bruciapelo e con estrema precisione, tanto da indurre gli inquirenti a ipotizzare l'azione di un killer professionista, capace di agire velocemente senza dare nell'occhio e di dileguarsi.
I possibili moventi sono stati tutti scandagliati dai carabinieri: debiti non pagati, ammiratori delusi, corteggiatori fattisi troppo insistenti, screzi occasionali, criminalità organizzata, anche possibili traffici di anabolizzanti, visto l'impegno dei due nell'attività fisica e sportiva. Ventagli di ipotesi che avevano sollevato anche le proteste dei familiari, preoccupati di salvaguardare la memoria dei loro cari, descritti da tutti come una coppia felice. L'ipotesi è che l'omicidio sia avvenuto per una lite, ma sui contorni della vicenda c'è ancora il più stretto riserbo degli inquirenti.
"Il movente dovrà essere accertato, si ipotizza un alterco", spiega il legale della famiglia del militare ucciso Serena Gasperini sottolineando che sicuramente decisivo è stato il ritrovamento del caricatore, compatibile con l'arma del delitto, in un laghetto: "Il rinvenimento dell'arma nel laghetto è stato sicuramente un elemento fondamentale, probabilmente l'elemento di congiunzione tra le indagini iniziali e l'iscrizione di una persona nel registro degli indagati". I genitori di Trifone sono soddisfatti dei passi avanti nelle indagini: "Quando ti uccidono un figlio e dopo alcuni mesi si hanno dei risultati, sono felici che si continui a lavorare bene e che gli sforzi della procura e le indagini difensive hanno avuto un senso". Ora nuove indagini e accertamenti dovranno fare luce sul delitto e sull'eventuale coinvolgimento dell'indagato.
Tiziano Rugi