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Pop Art, frammenti della capitale
ROMA, 13 SETTEMBRE 2016 – Nella capitale rivive la stagione italiana della Pop Art: al MACRO prosegue fino al 27 novembre la rassegna Roma Pop City 60-67, curata da Claudio Crescentini, Costantino D’Orazio, Federica Pirani.[MORE]
Con oltre 100 opere è di scena il mito della società di massa, l’immaginario collettivo pop(olare), attraverso l’esperienza del movimento “Scuola di piazza del Popolo”, dal nome della piazza in cui si dava appuntamento quel gruppo di artisti che interpretava in modo singolare le nuove istanze estetiche in voga a partire dagli anni Cinquanta in Gran Bretagna e Stati Uniti.
È la «cosiddetta “Scuola di piazza del Popolo” ovvero il – cosiddetto – “Pop romano”, denominazioni ormai superate dagli stessi critici e artisti che però nel tempo sono andate circolando soprattutto per esigenze, diciamo così, giornalistiche o per meglio dire critico-giornalistiche», si legge nel catalogo della mostra pubblicato da Manfredi Editore. «Ma gli artisti sono quelli e il luogo d’incontri è preciso, Roma, al caffè Rosati, in piazza del Popolo. E la creatività, il loro valore, è indiscusso. Etichette quindi che non chiudono e fissano quella che è l’estrema libertà creativa e inventiva di questi artisti e soprattutto il loro rapporto con Roma, una città in continua evoluzione che entra così di prepotenza nella loro orbita creativa, senza però mettere in atto un rapporto deviante con il passato e con quello recente in particolare».
In mostra sperimentazioni e icone della nuova iconografia urbana, contributi di Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Jannis Kounellis, Tano Festa, Pino Pascali, Cesare Tacchi, Renato Mambor, per citarne alcuni, senza tralasciare la versione “rosa”, nell’arte di Titina Maselli e Giosetta Fioroni. Riguardo a quest’ultima, la retrospettiva GIOSETTA FIORONI. Roma anni ’60, da poco conclusasi al MARCA di Catanzaro, ne ha restituito un ritratto intenso e fresco, sottolineando l’attualità della grande artista romana (classe 1932) che nel 1964 aveva partecipato alla Biennale di Venezia, un’edizione clamorosa che sarebbe passata alla storia come la “Biennale della Pop”.
«Cercavo la leggerezza
quasi di un’antica sequenza dei fratelli Lumière,
del primo cinema,
qualcosa che proprio trascorre,
qualcosa che potrebbe essere immaginato come una serie di inquadrature».
(Giosetta Fioroni)
Domenico Carelli
(Immagini courtesy Ufficio Stampa Eventi e MACRO; in evidenza detail “Colosseo e farfalla”, di Renato Mambor)