Ponzoni, soldi della 'ndrangheta sui conti della nonna
Cronaca Lombardia

Ponzoni, soldi della 'ndrangheta sui conti della nonna

mercoledì 18 gennaio, 2012

MILANO, 18 GENNAIO 2012- Il quadro che sta uscendo fuori dalle indagini che vedono coinvolto Massimo Ponzoni, ex assessore pdl della Regione Lombardia, è al quanto inquietante. Infatti sembrerebbe che, per la sua campagna elettorale, Ponzoni riceveva soldi dalla ‘ndrangheta che andavano a movimentare i conti correnti della nonna. [MORE]

"Nocera Pasquale, “stretto collaboratore” di Salvatore Strangio, boss di San Luca, che si era impadronito per conto delle ‘ndrine di Platì delle società del gruppo edile lombardo Perego, ha emesso un assegno incassato sul conto della nonna di Ponzoni, Elide Grassi", specifica il gip che continua evidenziando come, dalle indagini della guardia di finanza "il conto risulta assai movimentato e appare riconducibile al nipote e non all’anziana".

Dall'ordinanza dei pm Walter Mapelli, Giordano Baggio e Donata Costa, si legge che risulta "radicato e diffuso sistema di illegalità - che presenta, come dato comune, l'asservimento della funzione pubblica all' interesse privato. Un "contesto affaristico" non solo fatto di presunte mazzette, "voti comprati", appoggi per scalate all'interno delle amministrazioni locali in cambio di interventi sui piani di governo del territorio, ma anche legato con un filo alla 'ndrangheta e che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati, accanto a Ponzoni, oltre 20 persone fra suoi parenti, imprenditori, commercialisti e pubblici ufficiali".

Comunque sia, sembra che l'utilizzo dei conti correnti della nonna, non abbia stupito gl'inquirenti, in quanto, "Il fatto che una costola dell’organizzazione criminale abbia veicolato voti su Ponzoni, per lo meno in relazione alle Regionali del 2005, risulta per altro riferito dallo stesso interessato, a seguito dell’ottimo risultato conseguito nelle successive elezioni del marzo 2010, si compiaceva di averne fatto a meno, questa volta".

Inoltre, in merito ai voti dei boss Ponzoni, intercettato, avrebbe affermato, Mi sono tolto i voti di certi personaggi affiliati a certi clan". Continua il gip, "Per le precedenti regionali risulta che Natale Marrone (arrestato in Infinito, la maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta) è stato finanziatore di Ponzoni, consegnandogli oltre duecentomila euro in contanti, poi utilizzati nella società S.M. Piermarini srl".

Secondo quanto risulterebbe dalle indagini, l'ex assessore pdl, oltre al "supporto" economico della 'ndrangheta, avrebbe usato anche il loro potere di "persuasione". A sostenterlo con gl'inquirenti, l’ex socio Sergio Pennati,"Ho ricevuto delle minacce da Ponzoni, almeno tre volte in un mese. Nella prima occasione, in seguito al mio diniego ad uscire dalle società Pellicano e La Perla, mi ha detto: “Stai attento che ti schiaccio”. Fuori dal bar di Cesano, mi ha detto: “Stai attento che qui sopravvive chi ha gli amici”. Io ho percepito che lui facesse riferimento ad un gruppo di persone che frequentano il bar: persone di origine calabrese, lo posso dire dall’accento, dal cui atteggiamento si ricavava una certa preoccupazione".

In base a quanto ricostruito dalla Procura di Monza, il modus operandi usato per nascondere le tangenti era simile a quello riscontrato nell'indagine Sistema Sesto, ovvero il presunto sistema di tangenti a Sesto San Giovanni che ha colpito l’ex presidente della provincia Filippo Penati, del Pd, ed altri suoi collaboratori: il costante ricorso al sistema del pagamento delle caparre per finte vendite immobiliari. "La stipula del preliminare celava il preventivo accordo tra le parti a rinunciare alla stipula del contratto definitivo per consentire al venditore di incassare l’acconto", scrive il gip che riporta anche alcune conversazioni, "Già ne ho fatti sei o sette di compromessi — dice Ponzoni — questi qua mica vogliono degli appartamenti, non gliene frega niente! Fanno il compromesso e a loro poi decade..!".

Per i giudici, ciò veniva fatto per "assicurarsi in maniera formalmente lecita provviste di liquidità con un duplice vantaggio per i contraenti: da un lato giustificano l’immediato trasferimento del denaro, dall’altro si riservano la possibilità di dare o meno esecuzione al contratto".

In tutta questa vicenda, secondo la Guardia di finanza, ruolo chiave lo avrebbe svolto Filippo Duzioni, bergamasco, uno degli arrestati, "Duzioni, pur non percependo redditi in Italia dal 2004, è gestore di fatto di innumerevoli compagini societarie". Attraverso le suddette compagini, spesso si procedeva alla rinuncia al preliminare, mediante il quale, "avevano sostanzialmente ceduto alle società di Ponzoni caparre per un ammontare di 310mila euro. In più risultano ulteriori finanziamenti dalle società di Duzioni verso quelle di Ponzoni".

Per gl'inquirenti, "Duzioni è collegamento tra imprenditori e pubblici amministratori". Tale posizione sembre essere supportata dal sequestro di numerose mail di imprenditori e politici che "segnalano le loro esigenze a Duzioni in merito ad accordi di programma, raccomandazioni, nomine, consorzi e altro. Tra le mail, anche una per un invito alla cena di gala 'Berlusconi per Formigoni'".

Sempre secondo le ricostruzioni degl'inquirenti, per Ponzoni, di primaria importanza erano le questioni legate ai piani di gestione del territorio dei comuni della Brianza. Scrive il gip, "Significativa è una telefonata: «Ho visto Tonino (Antonino Brambilla, ex assessore all’urbanistica di Desio)— dice Ponzoni all’onorevole Paolo Romani, allora assessore all’urbanistica di Monza — m’ha portato il Pgt di Desio... io gli ho detto: e a Monza..eh parla con Romani, m’ha detto.. parla con Romani".

Inoltre, i giudici riportano anche un'altra conversazione tra Ponzoni e la moglie, dopo gli arresti di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche di Santa Giulia e di Rosanna Gariboldi, ex assessore della giunta provinciale di Pavia e moglie di Gian Carlo Abelli, ex assessore in Regione, "Hanno arrestato la Rosanna... E il Pino! Hai capito?... È finita la pacchia per tutti adesso".  Da ciò, evidenzia il gip, "Emerge la necessita di occultare documentazione compromettente", in particolar modo da una conversazione telefonica con la sorella "chiede di portare via della documentazione dall’ufficio di Desio: "Ci sono delle cartellette sopra... sotto... portali via! Dietro la poltrona! Ti chiamo dopo! Vai via!".

Tuttavia, come evidenziano i giudici, Ponzoni sarebbe stato "solo sporadicamente interessato agli impegni istituzionali della carica ricoperta o a riunioni di lavoro. Sarebbe stato completamente assorbito in una molteplicità di 'affari', principalmente nel campo delle speculazioni immobiliari, ma non solo. C'è anche "la sua dedizione al consumo di droga", la "cocaina", a cui si aggiungono i "costi del lusso", per cui era necessario "procurarsi liquidità".

Questo bisogno di soldi, "l'avrebbe portato a commettere 'fatti corruttivi' e per la quale sarebbero state strumentali [...] anche le condotte distrattive poste in essere nella gestione delle società poi fallite o a lui riconducibili. Società svuotate per comprare voti o finanziare la sue campagne elettorali. E poi per pagare "noleggi di barche" e anche "viaggi esotici" al governatore lombardo Roberto Formigoni, fino ad arrivare agli oltre 13mila euro pagati dal Pellicano alla pasticceria Cova in via Montenapoleone, a Milano, o ai 62.400 euro versati a un centro studi arredamenti della Brianza".

A tal proposito, Formigoni si è difeso, a conclusione del consiglio regionale, replicando, "E' una questione politica e un attacco diretto della sinistra contro il Pdl e contro di me. Una sinistra che tutta giustizialista che si comporta come corvi, che schiera le sue corazzate nella stampa e nella televisione, basta leggere La Repubblica, La Stampa, Il Fatto quotidiano di oggi, bastava guardare ieri L'Infedele e stamattina La7, sembra che l'imputato sia Formigoni: di Ponzoni praticamente non parla nessuno, se non per attaccare Formigoni".

Continua il governatore, "si illudono se pensano di delegittimare l'esperienza politica di Regione Lombardia, che è l'esperienza politica migliore d'Italia". Poi, rivolgendosi ai giornalisti, ha concluso,"Cercate di dire la verità e non le vostre menzogne".

(Fonti, La Repubblica, Corriere della Sera. Fotogramma: milano.blogosfere.it)

Rosy Merola


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