Cronaca

Pirellone, Indagato Boni per tangenti: "Un milione al Carroccio"

MILANO, 07 MARZO 2012- Colpita di nuovo la stanza dei bottoni della Regione Lombardia, con un'altra inchiesta della Procura di Milano, da cui sembrerebbe emergere un presunto giro di mazzette da oltre un milione di euro, finiti in tasca agli esponenti locali della Lega Nord. Così, dopo i casi di tangenti che hanno travolto Filippo Penati (del Pd), Franco Nicoli Cristiani e Massimo Ponzoni (entrambi del Pdl), questa volta sotto accusa anche il presidente del consiglio regionale, il leghista Davide Boni, il quale ha dichiarato la sua "totale estraneità" ai fatti e ha dato la sua "piena disponibilità a chiarire".

Secondo gli inquirenti milanesi, Boni sarebbe indagato per corruzione. Insieme a lui, indagato anche il capo della sua segreteria, Dario Ghezzi, e Marco Paoletti, fino a qualche mese fa consigliere provinciale della Lega, poi sospeso e passato al gruppo misto. In base alla ricostruzione fatta dal procuratore aggiunto milanese Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini, Boni e Ghezzi, avrebbero gestito "affari illeciti" e si sarebbero divise le mazzette che l'architetto Michele Ugliola e il cognato Gilberto Leuci avrebbero concordato con alcuni imprenditori, tra cui Luigi Zunino (ex numero uno di Risanamento) e Francesco Monastero (legato al gruppo Sile Costruzioni), tutti indagati a cui si aggiunge anche Edoardo Sala (ex sindaco di Cassano d'Adda).

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Per la Procura, il presidente del consiglio regionale e il suo capo della segreteria "utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo d'incontro per raggiungere accordi o per la consegna dei soldi". Comunque, per fare un po' di chiarezza su come gl'inquirenti siano arrivati fin qui, bisogna partire da Cassano d'Adda e precisamente dall'indagine su presunte tangenti che ha coinvolto la passata amministrazione di Cassano d'Adda e che nel maggio 2011 ha portato in carcere l'allora sindaco Edoardo Sala.

Questo giro di denaro illecito sarebbe stato messo in piedi per indurre alcuni amministratori locali, anch'essi destinatari di parte dei profitti illeciti, a supportare gli interessi immobiliari degli imprenditori in diverse aree di Milano e dell'hinterland, soprattutto per la realizzazione di centri commerciali. Nello specifico, secondo gl'inquirenti, Boni avrebbe ricevuto tra il 2008 e il 2010 (quando era assessore regionale all'Edilizia e al territorio) buste di contanti anche nei suoi uffici in Regione. Si parla di tangenti per un totale di oltre un milione di euro, fra soldi promessi ed effettivamente versati, percepiti dai due indagati principali.

Se ciò non bastasse, secondo la Procura, il suddetto flusso di soldi sarebbe stato impiegato anche per finanziare iniziative estemporanee della Lega, mediante esponenti locali. Per questo i pm starebbero valutando la possibilità di configurare anche il reato di finanziamento illecito ai partiti. Addirittura, si parla di una sorta di 'sistema Lega'. Secondo i pm "è dimostrato il pieno coinvolgimento" di Boni e Ghezzi nel giro di mazzette, nel quale Ugliola , già protagonista alla fine degli anni Novanta nella Tangentopolì di Bresso, faceva da ponte fra il livello locale e regionale. Un sistema che, secondo gli investigatori, "riguarda anche altri piccoli imprenditori e che ha continuato a funzionare fino a qualche mese fa".

Le prove in mano agl'inquirenti, consistono in una serie di interrogatori resi dai coindagati, tra cui un paio di verbali della fine dell'anno scorso di Paoletti e dichiarazioni dello stesso Ugliola (il primo a collaborare con i magistrati). A ciò si aggiungono una serie di intercettazioni, tra cui diverse telefonate tra Paoletti e Monastero. Alcuni atti dell'inchiesta sono stati trasmessi per competenza alla Procura di Monza, che indaga sul cosiddetto 'sistema Sesto' (in cui è coinvolto anche Penati), perché lo stesso Ugliola avrebbe intrattenuto rapporti con amministratori e imprenditori per progetti a Sesto San Giovanni.

Così, con il coinvolgimento del leghista Davide Boni, sale a quattro (su cinque) il numero degl'indagati nell'ufficio di presidenza del consiglio regionale in questa legislatura. Infatti, dei cinque componenti originari, eletti il 15 maggio 2010, solo uno il segretario Carlo Spreafico (Pd) non ha ricevuto avvisi di garanzia. Nell'ordine, il primo a lasciare l'incarico per motivi giudiziari è stato Filippo Penati (Pd), ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della Provincia ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, indagato per tangenti in una inchiesta sulla riqualificazione delle aree ex Falck e Marelli a Sesto San Giovanni. Poi è toccato all'altro vicepresidente: Franco Nicoli Cristiani (Pdl). L'ex assessore all'Ambiente e al commercio è stato arrestato lo scorso novembre per tangenti. Scarcerato il 24 febbraio, nel frattempo si è dimesso non solo da vicepresidente ma anche da consigliere regionale (ruolo che aveva ricoperto ininterrottamente dal 1995). L'ultimo ad essere arrestato è stato Massimo Ponzoni (Pdl), che si è costituito lo scorso 17 gennaio, rientrato dall'estero dopo aver saputo che la Procura di Monza aveva emesso un provvedimento di arresto con l'accusa di bancarotta nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento della società Pellicano.

In merito, Roberto Formigoni ha commentato, "Presunzione di innocenza. Mi auguro che Davide Boni riesca presto a dimostrare la sua totale estraneità. E' chiaro che seguiamo e seguiremo con attenzione l'evolvere delle vicende, ma vale il principio della presunzione di innocenza fino a giudizio emesso". Lo stesso ha anche dichiarato di lasciare a Boni qualsiasi valutazione su eventuali dimissioni dalla presidenza del consiglio regionale. Tuttavia, "Se fossero dimostrati degli atti dannosi nei confronti della Regione Lombardia, ci costituiremo parte civile come parte lesa: però attendiamo di sapere di più", conclude Formigoni.

I commenti da parte di Bossi sono legate, per ora, alle paure di un complotto anti Lega. "Non dobbiamo chiedere soldi a nessuno, è sicuramente una coincidenza strana che si stia montando tutto un sistema intorno alla Lega, che è rimasta l'unica forza politica d'opposizione", ha sostenuto l'europarlamentare Matteo Salvini. Il tesoriere del movimento, Francesco Belsito, ha assicurato: "Siamo estranei a fatti dove si fa riferimento a ipotetici versamenti presso la cassa del partito". Si capirà nelle prossime ore che cosa farà Boni di fronte al montare di quello che qualcuno ha già comunque ribattezzato il 'sistema Lega'.

"L'ennesimo caso di tangenti non è certo un fulmine a ciel sereno. Questa volta è toccato al leghista Boni e al suo entourage. E' una vicenda gravissima su cui occorre fare luce e che dimostra come da Mani pulite a oggi non sia cambiato nulla. Sembra un film già visto su cui la politica in questi anni ha voluto stendere un velo'', scrive sul suo blog il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.

(Fonti: Adnkronos, Corriere della Sera, La Repubblica. Fotogramma: ilmessaggero.it)

Rosy Merola