Cronaca

Pirellone, da marzo i pazienti sapranno quanto costano alla Sanità

MILANO, 05 GENNAIO 2012- Dal primo marzo ciascun malato della Lombardia saprà, dettagliatamente, quanto sono costate le sue cure alle casse del servizio sanitario. Così è stato deciso dal Pirellone, che ha imposto ai medici e a tutti i presidi ospedalieri della Lombardia, l'obbligo di inserire in ogni tipo di comunicazione ai pazienti il prezzo delle prestazione ricevute. "I costi della salute si sono moltiplicati, il cittadino deve capirlo", è questa la spiegazione che parte dalla Regione. [MORE]

Questa novità era nell'aria già prima di Natale, grazie all'ultima circolare diffusa dal Pirellone. Subito sono sorte delle perplessità, soprattutto di carattere etico. Come ha evidenziato il presidente dell’Ordine dei medici, Roberto Carlo Rossi, "Per essere curato con il servizio sanitario, il cittadino paga già le tasse. Informarlo con il referto medico della cifra spesa per lui è umiliante. L’obiettivo è indurlo a risparmiare". Replica l’assessorato della Sanità, "In Italia non è mai stata presa una decisione simile. Ma responsabilizzare, soprattutto chi si sottopone a esami costosi, è nell’interesse di tutti. Le risorse non sono illimitate".

Infatti, in merito alle risorse, in fondi per la Sanità stanziati nel bilancio 2012 sono più di 17 miliardi e 450 milioni di euro, in pratica solo 260 milioni di euro in più. Nonostante queste siano cifre importanti, bisogna tener presente l'ampiezza e la composizione del bacino d'utenza.Il tendenziale aumento della percentuale delle persone anziane porta con se l'incremento delle uscite.

Per far fronte a ciò, i cittadini sono stati sempre più chiamati a "compartecipare" alla spesa sanitaria attraverso il superticket di 10 euro introdotto dalla Finanziaria Tremonti, sul quale si era intervenuto ad agosto, rimodulandolo in base ai costi delle Prestazioni. In questo modo, in Lombardia, per alcuni tipi esami, si può arrivare ad esborsare anche 30 euro in più: per una tac si spendono 66 euro, rispetto ai 51 dell’Emilia Romagna e i 46 del Veneto. Invece, per le prestazioni meno care, il ticket è inferiore rispetto a quello delle altre Regioni.

L'obiettivo che si propone di ralizzare quest'ultima decisione del Pirellone è quello di responsabilizzare i cittadini per quanto concerne il ricorso al Servizio Sanitario. Tuttavia, come ha evidenziato Rossi, "Costringere il medico a diventare un contabile è controproducente. Il rischio è di spingerlo a risparmiare sulla pelle dei pazienti". Ecco, è proprio lo scenario che speriamo non si verifichi: che la logica dei numeri (per quanto sia giusto non sperperare le già limitate risorse) finisca per prevalere sui bisogni delle persone, soprattutto di quelli meno abbienti. Forse non fa male ricordare quanto sancito dall'articolo 32, primo comma della Costituzione italiana: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".

(Fonte: La Repubblica)

Rosy Merola