Politica
Pillole di storia della Repubblica italiana: Ah, se si potesse votare Pertini!
ROMA, 16 APRILE 2013 - Ci vorrebbe un Sandro Pertini come voce della coscienza di ciascuno di noi. Se fosse possibile, chiunque dovrebbe registrare ed utilizzare come mantra le sue storiche frasi che mai come oggi sono attuali. Lo scopo della rubrica di infooggi.it nel raccontare i presidenti della Repubblica italiana fino ad oggi, è quello di tracciare dei profili di personaggi che hanno fatto la storia e domandarsi “Cosa Farebbero oggi?”.[MORE]
Raccontare semplicemente la vita di Pertini, sarebbe poco, sarebbe un offesa a colui che per molti è stato e continua ad essere il più grande presidente che l’Italia abbia mai avuto. Potremmo discorrere sugli anni della Resistenza, sulla sua carcerazione, sulla vita politica, sull’uomo che fu. Potremmo scegliere un articolo della Costituzione che lo rappresenti, ma per lui uno solo è impossibile. Pertini si è battuto fin dalla sua giovane età per tutti i diritti sanciti dalla nostra Costituzione, ancor prima che nascesse.
Probabilmente da acerrimo avversario del fascismo potrebbe andar bene la XII tra le Disposizioni transitorie e finali della Carta Costituzionale che recita “E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, ma sarebbe come limitare l’impegno politico di Pertini solo alla lotta contro il fascismo e così non è stato.
Pertini amava collezionare le pipe, ma ancor di più ha amato i giovani, ha scritto sul diritto allo studio ed ha fatto del diritto alla libertà, a vivere in un Paese democratico e ad ottenere uno Stato di giustizia sociale, la crociata della vita. “Libertà e giustizia sociale costituiscono un binomio inscindibile, l’un termine presuppone l’altro: non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà come non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. Ed è solo in questo modo che ogni italiano sentirà sua la Repubblica, la sentirà madre e non matrigna”, scriveva il presidente Pertini, e mai come oggi, sono attuali queste parole. Libertà e giustizia sociale, due espressioni che il popolo italiano non sente più sue.
Si è spesso soffermato, Pertini, sulla Repubblica, sul perché è nata e sulle intenzioni di chi ha lottato per ottenerla come, Giuseppe Mazzini: “Egli (parla di Mazzini) voleva una repubblica laica e questa non è che una repubblica confessionale; voleva una repubblica a carattere profondamente sociale, in cui scomparisse il privilegio e su di esso trionfassero le forze del lavoro, in questa repubblica, invece, domina ancora e più prepotente che mai il privilegio: i ricchi sono sempre ricchi, più ricchi di prima; i poveri sono sempre poveri, più poveri di prima. Voleva Egli una repubblica sostanzialmente democratica e questa è democratica solo nella forma, perché in essa le libertà politiche, non sorrette da alcuna giustizia sociale, vanno risolvendosi in un beneficio per una minoranza e in una beffa per milioni di lavoratori. Ed oggi dal colle dell’Aventino Egli con amarezza e sdegno guarda allo scempio che si è fatto del suo pensiero e al tradimento di suoi seguaci. Invece di attuare l’art.3 della Costituzione, in cui solennemente si dichiara essere compito della Repubblica “rimuovere gli ostacoli che impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”, si estromettono dal Governo i rappresentanti diretti di questi lavoratori e si va sempre più scavando il solco che divide in due il Paese. Questa unità dei lavoratori rimane intatta al di sopra di ogni basso intrigo e queste meschine ambizioni. E ancora una volta il popolo lavoratore italiano vincerà questa sua battaglia, come ha saputo vincere quella per la liberazione della Patria dallo straniero e dai resti del fascismo. Allora e soltanto allora la Repubblica avrà un contenuto economico e sociale che corrisponda agli interessi e alle aspirazioni della Nazione intera; allora e soltanto allora lo spirito del grande Apostolo, che riposa in Staglieno, si placherà”. Si leggeva sull’Avanti il 2 Giugno 1949. Caro presidente Pertini, ancora oggi, forse ancora di più oggi, quell’Apostolo non trova pace.
Se qualcuno ricordasse gli ammonimenti di Pertini sulla scuola, forse ci si concentrerebbe di più sui giovani, sull’istruzione: “Quando si parla della scuola – scriveva Pertini al suo ministro dell’Istruzione – si parla dell’avvenire del Paese, delle speranze, delle aspirazioni, dell'impegno di milioni di cittadini, di famiglie, di ragazzi e ragazze che sono protesi a costruire ad un tempo, con il futuro della nostra società, il loro personale destino; si parla del diritto all'istruzione costituzionalmente garantito, dell'obbligo dello Stato repubblicano di assicurare a tutti il godimento pieno di questo diritto”. Invece, lo stato attuale dei fatti, vede la scuola italiana agli ultimi posti nelle classifiche europee, i giovani sempre più in un totale stato d’abbandono e senza obiettivi, senza guide a partire dalle famiglie.
E se affrontassimo il tema della corruzione? Forse ascoltare i messaggi di fine anno agli italiani di Pertini, nel 1979 e nel 1980 aiuterebbe molto a comprendere qual è la strada giusta da intraprendere. Sandro Pertini, aborriva la corruzione considerandola un’offesa per il popolo italiano “Guai se qualcuno per amicizia o solidarietà di partito dovesse sostenere questi corrotti e difenderli” tuona dall’alto del suo scranno, “significherebbe diventare complici di questi corrotti”, rincara la dose. La classe dirigente per Pertini è la prima a dover dare l’esempio: “Da noi deve partire […] soprattutto l'esempio di onestà e di rettitudine. Perché il popolo italiano ha sete di onestà. Su questo punto dobbiamo essere intransigenti prima verso noi stessi, se vogliamo poi esserlo verso gli altri. Non dimentichiamo, onorevoli colleghi, che la corruzione è nemica della libertà”. Forse, oggi, le notizie continue di intere classi dirigenti indagate, politici collusi con la mafia, la ‘ndrangheta che ha raggiunto i palazzi del potere, rendono l’Italia meno libera di quanto immagina, certamente meno libera di quanto Sandro Pertini sognava.
Chiudere il ricordo di Sandro Pertini parlando di corruzione, non renderebbe giustizia all’uomo ed al politico. Pare, dunque, opportuno ricercare qualcos’altro e la scelta ricade, non troppo casualmente, su due sue storiche frasi, aforismi del presente e del futuro, molto attuali e scritte quasi, almeno sembra, per essere indirizzate ai politici di oggi, impegnati fra pochi giorni nella scelta del nuovo presidente della Repubblica italiana: “Sono del parere – affermava Sandro Pertini – che la televisione rovina gli uomini politici, quando vi appaiono di frequente”. Udite udite, verrebbe da dire alla nostre classe politica, quale che siano i motivi per cui Grillo tenga lontani i suoi parlamentari del M5S, dalle telecamere, Pertini avrebbe approvato. Così come avrebbe sostenuto la loro decisione di recarsi in autobus nelle sedi parlamentari, visto che lui si recò a piedi al giuramento. E sarebbe ancora una volta d’accordo con le scelte dei grillini, ma non solo, su un’altra questione: le candidature del nuovo Capo di Stato. “C'è poco da ridere, onorevoli colleghi. Anche una donna può diventare Presidente della Repubblica, sapete?”. Lo sapete? Lo sanno gli onorevoli di oggi, caro presidente, che con gli esempi di Gabanelli, Finocchiaro e Bonino, il presidente Pertini era un vero e proprio avanguardista.
Veniamo, però, alla domanda che ci stiamo ponendo per tutti i presidenti: Cosa avrebbe fatto, come si sarebbe comportato Pertini oggi?
Beh, probabilmente considerando solo le frasi citate, che sono la minima parte del suo pensiero e del suo operato, Sandro Pertini, avrebbe già costretto alle dimissioni molti, forse tutti, per ricostituire una nuova classe politica ed una nuova classe dirigente. A casa, lavativi, corrotti, corruttibili, sospettati di tale reato. Non solo tra politici e parlamentari, ma anche tra dipendenti della Pubblica Amministrazione. Nuova legge elettorale? Forse con lui non ci sarebbe stato il porcellum. Siamo rammaricati nel dover constatare, caro presidente, che probabilmente se così si facesse, il Parlamento sarebbe vuoto ed nei corridoi degli uffici pubblichi risuonerebbe l’eco del silenzio.
Clara Varano
(Foto e fonti da fondazionepertini.it)