Cronaca

Pietro Maso torna libero dopo 20 anni di carcere

MILANO, 15 APRILE 2013 – È uscito qualche minuto fa dal carcere di Opera, Pietro Maso, l’uomo che nel 1991 uccise i genitori. Ad aspettarlo fuori c’erano due sorelle e un uomo alla guida di un suv bianco.

Roberta Cossia, giudice di Sorveglianza di Milano ha firmato il fine pena per l’ex ragazzo, ormai uomo di 41 anni, che il 17 aprile 1991, con la complicità di tre amici aveva ucciso i genitori, Antonio Maso e Rosa Tessari, rispettivamente di 52 e 48 anni, nella loro villetta in provincia di Verona. Maso, per l’omicidio, era stato condannato a 30 anni e due mesi di reclusione, poi gli sono stati sottratti tre anni di indulto e 1.800 giorni di liberazione anticipata.

Così ha scontato i 22 anni di carcere che gli rimanevano. Dopo qualche mese dalla condanna Maso scrisse la prima lettera di pentimento. Nel 2008 si sposò e, nello stesso anno, ottenne la semilibertà che gli consentì di lavorare fuori dal carcere di giorno. Nel 2011 rischiò di perdere il permesso per una frase che pronunciò ad un uomo al quale aveva prestato del denaro, «io ti ammazzo». Una frase che è sempre stata negata dallo stesso Maso. Il tribunale di sorveglianza gli confermò la semilibertà. Il conto ora è stato saldato. Pietro Maso è un uomo libero. «Un cittadino come tutti gli altri e così dovrà essere considerato» afferma il giudice Cossia.

A Montecchia di Crosara, dove la villetta è stata venduta, nessuno lo aspetta. Il sindaco del comune Edoardo Pallaro, si legge su La Repubblica, ha, infatti, dichiarato «Non è più nostro cittadino. Il paese ha voltato pagina. In tutti i sensi».

Di contro il magistrato Roberta Cossia sul sito dell’Ansa dichiara «Mi stupisco che ci siano ancora polemiche quando un condannato per un fatto comunque atroce ha scontato la sua pena e torna in libertà. Il motivo per il quale ciò suscita un certo fastidio sta nell'istinto vendicativo, umano, per cui non viene tollerato che ci sia un fine pena. C’è ancora un’idea sotterranea vendicativa, dell’occhio per occhio, di restituzione dello stesso male che uno ha fatto, come se lo Stato si dovesse porre sullo stesso piano».

E aggiunge «spero anche che la gente impari ad accettare che quando un castigo viene interamente espiato bisogna passare oltre, abbandonando l’istinto di aggiungere surplus di punizione non previsto».[MORE]

(fonte: La Repubblica, Ansa)

Rossana Palazzo