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Pierangelo Daccò in "schiavettoni". Il legale: «Una custodia cautelare inusitata»

MILANO, 8 NOVEMBRE - Da faccendiere condannato a violazione dei diritti dell’uomo. Questa potrebbe essere la strana parabola di Pierangelo Daccò, la cui detenzione è «diventata un caso di interesse per la Corte dei diritti dell’uomo». Almeno secondo il legale dell’ex faccendiere del Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni (nella foto), l’avvocato Gian Piero Biancolella.[MORE]

Biancolella ha consegnato un comunicato ai cronisti presenti al settimo piano del tribunale di Milano, dove oggi Daccò, condannato a dieci anni per il crac del San Raffaele e arrestato anche nell’inchiesta del caso Maugeri, viene interrogato nell’ambito di un’ inchiesta per riciclaggio della magistratura svizzera.

Nel comunicato, il legale spiega che «il tribunale del riesame ha ancora una volta rigettato la richiesta di scarcerazione o di attenuazione della misura cautelare» disposta per il caso del crac del San Raffaele, ma per l’inchiesta sul caso Maugeri, nella quale è indagato anche Roberto Formigoni, sono scaduti i termini di custodia cautelare.

Biancolella continua la perorazione del proprio assistito, il quale «è stato condotto in questo tribunale con ai polsi gli “schiavettoni”», «unico detenuto» per i fatti del San Raffaele. «La custodia cautelare non deve costituire espiazione anticipata della pena», perché, secondo Biancolella, quella che sta subendo Daccò, finito in carcere nel novembre 2011, è «una custodia cautelare di durata quanto meno statisticamente inusitata».

In più, a riguardo del dissesto finanziario del San Raffaele, secondo l’avvocato la bancarotta miliardaria che ha provocato il dissesto finanziario della struttura ospedaliera probabilmente fonda le proprie origini in una gestione ritenuta censurabile che risale agli inizi degli anni ’80 , quando Daccò non aveva alcun rapporto con il San Raffaele.

Foto: today.it

Giovanni Gaeta