Parola e Fede
Piccoli semi del Vangelo
CATANZARO, 31 GENNAIO 2012 - Oggi rispondiamo alle domande poste al sacerdote Alessandro Carioti, in commento agli articoli "Perchè siamo cristiani" e "Cattolicità ed autenticità".
R. La prima scelta da fare è quella di vivere nell’obbedienza al vangelo e di accostarsi ai sacramenti. Questa è solo un primo momento del cammino cristiano. Solo questo, infatti, non è sufficiente! Se si tratta di capire, nello specifico della nostra quotidianità, se una determinata scelta è vera o non vera, occorre molta preghiera perché, nel dono attuale del discernimento, lo Spirito Santo doni capacità di sapere se pensieri, scelte, azioni sono secondo Dio. Anche l’aiuto di un sacerdote, come Guida spirituale (che io consiglio vivamente a tutti i cristiani), è importante perché indica qual è la volontà di Dio, guidando le anime a discernere il bene dal male.
R. La distinzione tra Gesù e l’Arcangelo Michele è di ordine teologico ed esegetico. Il motivo teologico è che, nella Scrittura, vengono presentati sempre come se stessi, mai confusi con altri: Gesù è sempre Gesù, l’arcangelo Michele è sempre l’arcangelo Michele. Nella teologia, tale differenza è specificata nella natura stessa dei due personaggi: Gesù è Il Verbo incarnato, seconda persona della SS.ma Trinità, non creato, il Figlio di Dio fatto uomo. Gli arcangeli sono esseri creati da Dio, cioè chiamati alla vita, sono puri spiriti, messaggeri divini e intermediari. L’altro motivo, quello esegetico, è che nel libro dell’Apocalisse la distinzione tra le due persone è netta: l’arcangelo Michele è colui che combatte contro il male, il diavolo, mentre Gesù è presentato come il Signore, il Risorto, l’agnello. Come si può evincere, la differenza è sostanziale, abissale.
R. L’uomo è stato creato secondo l’immagine di Dio. Questa immagine e somiglianza porta con sé, ovviamente come riflesso analogico, la partecipazione alla vita divina. Ma rimaniamo pur sempre creature. Il Cristo è il Figlio di Dio, il Dio che si è fatto uomo, senza mai perdere, però, le sue qualità divine. Egli è la vera immagine di Dio (cfr. Eb 1), cioè nella sua Persona di Verbo incarnato si riflette tutta la perfezione della divinità. La nostra santità si realizza diventando conformi all’immagine del Figlio che è l’immagine perfetta di Dio.
R. Lo Spirito di Sapienza è una caratteristica dello Spirito del Signore, quindi di Dio stesso. Già in Isaia viene manifestata questa verità: “Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza.” (cfr. Is 11,2). Conferito all'uomo, lo Spirito lo fa partecipe (già nell'Antico Testamento) di un preciso dono di Dio, rendendolo capace di riflettere e di agire secondo la Sapienza Divina. Spirito di Sapienza e Sapienza divina coincidono? Nel Nuovo Testamento certamente sì. Nell'Antico Testamento bisogna stare attenti alla personificazione della Sapienza la quale viene distinta da Dio, come se fosse stata da Lui creata (perché vi era una concezione di Dio assolutamente monoteistica, risolta, poi, mediante la rivelazione in Cristo: Sapienza di Dio).
D. Mattia: "Come posso aumentare la fede e come capire cosa Dio vuole che da me? Grazie!"
R. La fede nasce dall'ascolto del vangelo. Un ascolto, però, che deve essere costantemente alimentato dalla parola di Dio. Se l’annunzio della parola è secondo verità, essa converte a Cristo verità. Un annunzio di parole d'uomo convertirà all'uomo e non a Dio. La fede cresce man mano che ci si eleva nella conoscenza della parola di Dio e ci si fortifica nella grazia divina. Crescendo in esse, il cuore si accende di amore per il Signore e la propria vita si perfeziona sul modello di Cristo, diventando così credibile nel mondo come testimonianza autentica della fede.
R. “Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” (Mc 2,17). Siamo nel contesto della polemica con i farisei i quali reputavano di doversi "separare" dai peccatori per coltivare la loro purità. Gesù non è venuto per rispecchiarsi nella sua santità (non ne aveva bisogno, era Dio), ma per far entrare in essa l'uomo: ecco perché “deve” frequentare i peccatori ("malati"), a differenza dei farisei che, reputandosi "sani", ormai li avevano esclusi definitivamente dal regno di Dio, senza rendersi conto che, così facendo, escludevano per prima cosa se stessi da esso! Cristo è venuto per salvare tutti gli uomini, nessuno escluso. Lui non fa distinzione di persone, ma solleva un problema interiore: se una persona si reputa bisognosa di salvezza, perché "ammalata", ferita dal peccato, Cristo è lì per lui, trova spazio nella sua anima per operarvi la salute spirituale. Se, al contrario, trova persone che, superbamente, non reputano di dover essere visitati, anzi lo rifiutano o perfino lo combattono, Cristo, nell’attendere la conversione di questi ultimi, non potendo costringere nessuno nella volontà, continua ad agire ovunque vi siano persone che lo cercano, lo attendono, siano disponibili per farsi “curare” da lui.