Chiesa e Società

"Piccoli semi del vangelo" “Mi dispiace, ma non me la sento (dunque?)

Significativa la pagina Facebook di don Alessandro Carioti, "Piccoli semi del vangelo", che da un paio di anni mette a servizio sui social un ricco bagaglio di riflessioni, davvero interessanti. Quest'oggi vogliamo condividerne una che propone una lettura chiara e stringente del nostro atteggiamento di fronte alle difficoltà della vita. Grazie don Alessandro.)
Mi sono sentito ripetere, spesso, questa frase. Soprattutto quando metto le persone nella consapevolezza che il proprio coinvolgimento personale, in cose importanti, può effettivamente migliorare la propria vita, gli ambienti e gli altri

…non me la sento…
Purtroppo questo tipo di risposta è molto in voga, ed è diventata una forma giustificatoria per non impegnarsi nelle proprie responsabilità cristiane, sociali, familiari e personali. 

È una architettata scorciatoia per starsene comodi ed evitare di affrontare la vita, le situazioni, le persone, le complesse difficoltà che, sicuramente, hanno generato disagio, fastidio, malcontento… ma non è con questo atteggiamento remissivo che si possono affrontare le questioni difficili della vita. 

…non me la sento…
Pensate se tutti dovessimo agire con questo indolente pensiero: lasceremmo che ogni cosa naufraghi nel male e nel buio totale. Nessuno metterebbe più il suo contributo per tentare, almeno, da parte propria, di sanare una, o qualcuna, delle molteplici problematiche dell’esistenza umana. Non avremmo più l’’opportunità di dimostrare che lottare per dei valori migliora la vita delle persone, migliora la società, migliora il mondo.

…non me la sento…
Secondo il mio modesto modo di vedere, questa frase nasce da una mancata solidità di carattere, da una personalità insicura e soprattutto da una carente libertà personale.
In fondo vi è il timore di scontrarsi con tutto ciò che, oggi, va contro i valori umani e cristiani. Questo ci destabilizza, giacché non siamo liberi dal giudizio negativo da parte degli altri. Ci fa percepire l’inadeguatezza di saperci mettere a confronto e in dialogo con un mondo che, come sempre, va per fatti suoi così… e sarà sempre così.
Certo, è facile, criticare tutto da dietro una tivù, un computer, seduti comodi e fare da spettatori e da critici magniloquenti. L’importante è “vivere la propria serenità”, poiché ci sarà “qualcuno” che, prima o poi, si occuperà di ogni problema, al nostro posto.
Ma che gusto c’è di vivere la vita in questo modo? Che coraggio è mai questo se nessuno si sporca le mani e non si tenta di cambiare questo mondo dal di dentro degli ambienti, dei luoghi, di cui facciamo tutti parte, con il fuoco della propria com-passione?
La vita ha senso solo quando si lotta ogni giorno per amore di Dio e di quella verità che ci è stata tramandata da coloro che hanno creduto, lottato e dato la loro vita per noi e prima di noi?

…non me la sento…

Non bisogna “sentirsi” per vivere… bisogna crederci e lavorare.


Nicola Cundò