Estero
Petrolio: il Qatar lascia l’OPEC per puntare sul gas
DOHA, 3 DICEMBRE – Un piccolo terremoto politico e commerciale (ma potenzialmente anche scientifico ed ambientale) si è scatenato nell’assetto dei rapporti tra i Paesi fornitori di energia petrolifera, in virtù della decisione del Qatar di lasciare l’OPEC a gennaio 2019. Fondata nel 1960, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio rappresenta un cartello economico fra quegli Stati che si sono associati per negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione del greggio, dei prezzi e delle concessioni. L’OPEC controlla circa il 78% delle riserve mondiali accertate di petrolio ed il 50% di quelle di gas naturale, grazie alla presenza di Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Venezuela, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo e Gabon.
Seguendo il precedente dell’Indonesia, che si era defilata già due anni or sono, anche il Qatar – che non era un membro fondatore dell’Organizzazione pur essendo l’undicesimo produttore al mondo di greggio – ha deciso a tutti gli effetti di uscirne dopo 57 anni, proseguendo soltanto autonomamente l’estrazione degli idrocarburi che si trovano nel suo territorio. Il Ministro dell’Energia qatariota Saad Al-Kaabiva ha annunciato la decisione spiegando che in realtà il Paese realisticamente non avrebbe più grande potenziale petrolifero e che dunque preferirebbe concentrare la maggior parte dei propri sforzi nel gas. In effetti, l’Emirato è il primo produttore mondiale di gas naturale liquefatto (metano, etano, propano, butano, azoto), che si ottiene attraverso complessi e costosi trattamenti di depurazione e disidratazione.
Un’inchiesta condotta dal Financial Times, però, ipotizza che dietro alla decisione del governo di Doha –guidato formalmente dal Primo Ministro Abdullah bin Nasser bin Khalifa al-Thani, ma de facto dall’Emiro e Monarca assoluto Tamim bin Hamad Al Thani – ci sia un grave deterioramento dei rapporti diplomatici tra il Qatar ed i Paesi vicini. A partire dal 2017, infatti, l’Arabia Saudita – seguita immediatamente da Emirati Arabi, Bahrein ed Egitto – ha interrotto le relazioni con Doha, accusando l’Emiro Al Thani di proteggere persone ed organizzazioni terroristiche ostili a Riad. Il Qatar potrebbe essere stato dunque isolato anche dal punto di vista commerciale e sostanzialmente costretto a lasciare il cartello per proseguire autonomamente la produzione di energia.
Del resto, l’OPEC nacque nel 1961 proprio sulla spinta dell’Arabia Saudita per rispondere al predominio economico delle aziende petrolifere straniere, principalmente anglo-americane, che negli anni ’20 e ‘40, attraverso una serie di concessioni per l’estrazione, esercitavano un controllo pressoché assoluto sulla filiera produttiva (riserve, estrazione, raffinazione e commercializzazione). Ancora oggi sarebbe proprio il Regno di Salmān a trainare l’attività dell’intera Organizzazione, riuscendo ad esercitare una forte influenza sul prezzo del greggio a livello mondiale, essendo l’unico membro con capacità di scorta e con la possibilità eventuale di aumentare la produzione.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: investors.com