Permesso speciale a Spatuzza per ritirarsi in un luogo di culto

Caterina Stabile
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Permesso speciale a Spatuzza per ritirarsi in un luogo di culto
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ROMA, 11 APRILE 2012 - Segue il comunicato stampa diffuso oggi dal Coisp. “Non abbiamo la presunzione di sostituirci a chi può intercedere affinchè ogni uomo possa accedere a quel privilegio che è il perdono, ma nessuno può biasimarci se siamo a dir poco indignati nell’apprendere che il boss Gaspare Spatuzza ha usufruito di un permesso per un ritiro spirituale. Ci raccontano che è un uomo diverso. Può essere e non vogliamo discutere di ciò, ma non ci risulta che il perdono necessiti di luoghi particolari per essere chiesto o concesso. L’incontro con Dio non si può fissare in posti privilegiati. E allora Spatuzza continui il suo percorso di redenzione, se mai lo ha iniziato, dove merita di stare. In galera!” Si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 che il 19 Luglio 1992 venne impiegata come autobomba nella strage di via d'Amelio in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.[MORE]

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta la notizia che l’uomo che si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 venne impiegata come autobomba nella strage di via d'Amelio in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, tra qualche giorno raggiungerà un luogo segreto per un ritiro spirituale. “E se la notizia di questo permesso ci sdegna - dice Maccari - apprendere che saranno impiegate risorse ingenti in termini di uomini e di soldi per favorire questo spostamento ci indigna. Siamo abituati a vedere carnefici che diventano vittime o star della Tv o del cinema, siamo abituati a vedere il sangue che i nostri colleghi hanno versato per questo Stato, calpestato dall’indifferenza quand’anche non oltraggiato. Ma questo è troppo. Nel ventennale della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta, le vittime non meritavano un simile oltraggio”.

“Chiediamo che la decisione di permettere a Spatuzza di lasciare il carcere venga subito rivista. Vuole seguire un percorso di fede? Lo faccia pure. Gli sia messo a disposizione un padre spirituale, dia la prova che può essere un uomo nuovo scontando fino all’ultima ora la pena che gli è stata inflitta. Ma non gli si consenta di assaporare una libertà che lui ha negato agli altri nel modo peggiore. Uccidendo. Noi saremo pessimisti nel non credere a tanto pentimento ad orologeria, ma preferiamo il nostro pessimismo al buonismo che fa rivisitare una storia fin troppo dolorosa”.
 

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Scritto da Caterina Stabile

Giornalista di InfoOggi

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