Caffellatte e ginger letterari

Perché leggere i classici? Calvino

 7 GENNAIO 2015 “Perché leggere i classici” è il titolo di un’opera letteraria di Italo Calvino, pubblicata postuma, che raccoglie circa trentacinque scritti realizzati a cavallo degli anni ’70 e ’80 e apparsi su varie testate giornalistiche.
Il titolo trae spunto da un’esortazione scritta dall’autore al fine di spronare gli italiani alla lettura, in particolare a quella dei testi che lui ritiene meritevoli di attenzione sia per chiara fama che per valenza e sostanza. Calvino, infatti, scrive alcune proposte di definizione dei classici non esaustive ma che considera buona traccia sulla base della quale avviarsi alla nuova conoscenza o riscoperta di importanti volumi.
Rinviando al lettore l’eventuale lettura approfondita dell’intero libro, in questa sede, riportiamo, sinteticamente, le “linee guida” di Calvino commentandole brevemente nell’intento di contribuire, anche se in piccolo, attraverso il sostegno della voce di quest’autore molto conosciuto e apprezzato dal grande pubblico, a promuovere ancor più la lettura dei classici in generale.
1. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo...» e mai «Sto leggendo...»
È questa un’affermazione molto vera, certamente da condividere, in quanto un “classico” è un libro che ti entra talmente dentro che, in un certo senso, diviene parte di te. Più lo leggi e più lo scopri e mai ti stanca e sazia. Le riletture sono tante, numerose, eppure sembra sempre sia la prima volta. L’opera parla in modo sempre nuovo.
2. Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
A scuola, molto spesso, si legge più per obbligo, per dovere che non per un vero desiderio di conoscenza. Leggere non è frutto sempre di una scelta libera e consapevole, perciò può esser fatto in modo affrettato e poco attento ma un classico è ricchezza sia per sé che per altri e la sua lettura e discussione può fornire occasione di ampia crescita.
3. I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
4. D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
5. D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
6. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

Il piacere e la scoperta, poi, sono ancor più grandi quando la lettura dello stesso volume accompagna le varie fasi della propria vita. Noi cambiamo e anche il libro sembra cambiare. Vi troviamo e scopriamo cose che non avevamo prima considerato o che avevamo solo intravisto ma di cui, solo dopo, siamo in grado di comprendere in pienezza il significato e la bellezza. Un libro classico parla sempre all’uomo senza mai conoscere tramonto.
7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
Un classico è quasi sempre ricco di contaminazioni, di principi, di elementi che hanno già influito fortemente sulla storia dell’uomo, di cui sono parte costitutiva, integrante e, per questo, sempre validi, opportuni, di riferimento. Il bagaglio di conoscenze è stratificato nell’animo di chi legge, è comune a molti, è parte stessa della cultura e della formazione di base di tanti.
Calvino, a tal punto, caldeggia “la lettura diretta dei testi originali scansando il più possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni”. Secondo l’autore la lettura deve esser fatta senza mediazione alcuna.
In realtà per capire un’opera e un autore è tutto necessario: critica, contesto storico-culturale-sociale-economico e, in particolare, la conoscenza biografica dello scrivente. Sapere chi scrive, perché scrive, di cosa scrive è basilare. Tutto è di grande utilità per cogliere al meglio il messaggio che l’opera contiene e che promuove, per comprendere, con chiarezza, se con esso ci si ritrovi e lo si apprezzi. In questo la scuola e l’università giocano un ruolo chiave. Se di vera cultura, di qualità, esse devono spingere alla lettura con spirito critico di tali opere, studiando e conoscendo il più possibile tutto ciò che le riguarda in modo da poter esserne padroni al punto di poter avanzare ad un gradino di cultura più elevato e consentendo di farlo salire anche ad altri eventuali nuovi lettori.
8. Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
Le verità contenute in un classico sono eterne e spesso appartengono all’uomo da sempre, pertanto, pur non sapendo che sono state già messe nero su bianco le si può, una volta incontrate e scoperte nella lettura classica, riconoscere come proprie con sorprendente semplicità.
9. I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
La bellezza dei classici è intramontabile ma non tutti piacciono a chiunque. Vi sono alcuni testi che attraggono e altri che respingono. Se manca il contatto personale con l’opera, per quanto rappresenti uno scritto di lodevole validità letteraria, non vi è alcuna scintilla che scocchi e che tenga.
Calvino, infatti, sostiene che: “… non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore. Tranne che a scuola: la scuola deve farti conoscere bene o male un certo numero di classici tra i quali (o in riferimento ai quali) tu potrai in seguito riconoscere i «tuoi» classici. La scuola è tenuta a darti degli strumenti per esercitare una scelta; ma le scelte che contano sono quelle che avvengono fuori e dopo ogni scuola”.[MORE]
10. Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani.
11. Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.

Ognuno di noi ha “un proprio classico”, il cosiddetto libro del cuore, o comunque una piccola rosa di opere che conta sulle dita che a lui sono care e sulle cui pagine continua a perdersi per poi ritrovarsi.
12. Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
La gerarchia del valore dei classici e del classico tra i classici è un qualcosa di inspiegabile ma, per chi è dotto, istruito, erudito, la distinzione è subito sempre chiara e lampante.
13. È classico ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo
di questo rumore di fondo non può fare a meno.
14. È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona.

La lettura e la passione per il genere classico non esclude quella di attualità, anzi, le dona più chiarezza e luce. I classici sono spesso chiave di lettura di molte altre nuove opere o scritti. La letteratura, la cultura moderna, è anch’essa preziosa e ricca di autori sempre nuovi che si aggiungono a quelli del passato con timidezza ma con passo fermo.
Calvino, pertanto, conclude il suo interessante excursus con una bella e significativa esortazione: “Non resta che inventarci ognuno una biblioteca ideale dei nostri classici; e direi che essa dovrebbe comprendere per metà libri che abbiamo letto e che hanno contato per noi, e per metà libri che ci proponiamo di leggere e presupponiamo possano contare. Lasciando una sezione di posti vuoti per le sorprese, le scoperte occasionali”.


Simona Barberio