Perché in Italia la benzina è sempre più cara
Economia Lazio Roma

Perché in Italia la benzina è sempre più cara

martedì 21 febbraio, 2012

 21 FEBBRAIO 2012 – La benzina ha subìto l’ennesimo rincaro arrivando quasi a 2 euro per litro. In un anno l’incremento è stato del 25,8% che porta così l’Italia a essere la nazione europea che spende di più per un pieno di carburante. Secondo il Codacons, per un pieno di benzina, spendiamo 19,50 euro in più rispetto allo scorso anno, una spesa che gli italiani difficilmente potranno continuare a permettersi. A oggi un litro di benzina, 1,90 euro, costa il doppio di un litro di latte, il 12% in più rispetto al resto d’Europa, il 10% in più della Francia, il 7% in più della Germania, il 20% in più della Svizzera e poco meno del 30% in più della Spagna. Un pieno oggi costa 90 euro, in Europa mediamente si spendono 80 euro, in Svizzera si spendo circa 15 euro in meno ad ogni rifornimento. Secondo l’Adoc, l’Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori, “i continui aumenti, aggravati dalle maggiori accise e dal rialzo dell’Iva, stanno dissanguando le famiglie italiane. Non solo al momento di rifornirsi ma anche in tutti quei settori, dall’alimentare al turismo, direttamente collegati alle fluttuazioni del prezzo della verde. [MORE]

La spesa alimentare costa circa il 5% in più dello scorso anno, il turismo è in agonia”. Ma perché in Italia il prezzo del greggio, e di conseguenza anche di tutti gli altri beni di prima necessità, è più caro rispetto agli altri Paesi della Comunità Europea? Da che cosa dipendono questi continui aumenti che stringono nella morsa le famiglie italiane, dal prezzo al barile, dalle compagnie petrolifere, dai gestori dei distributori, dalle tasse, dalle minacce iraniane? Secondo Gianmaria Martini, professore di Economia politica all’Università di Bergamo «questo è dovuto alla manovra fiscale, e le variazioni quotidiane del prezzo della benzina rappresentano le oscillazioni che il prezzo subisce per effetto del costo del greggio. Si possono eventualmente incolpare distributori e compagnie petrolifere, perché con il meccanismo che utilizzano gli aumenti si risentono subito sul pieno, mentre un calo delle quotazioni del petrolio arrivano sul prezzo finale con grande rilento. La questione principale resta sempre quella della componente fiscale, che porta in questo momento l’Italia ad avere un prezzo del carburante più elevato d’Europa». Questa teoria verrebbe confermata dall’Opec, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, nel cui sito si può trovare un grafico, (riportato qui nella fotogallery) che illustra le variazioni del prezzo di un litro di petrolio tra i Paesi del G7 nel corso del 2010. In base al grafico si può chiaramente evincere che le variazioni del prezzo del greggio non sono consistenti, mentre le differenze sostanziali si possono riscontrare a livello di imposte (mostrate in rosso). Bisogna  dire in effetti che quando i Paesi arabi, maggiori esportatori di oro nero, devono minacciare l’Occidente o l’Italia, come ha fatto recentemente l’Iran, non parlano di aumentare il costo del prezzo al barile, ma la chiusura completa delle forniture, a significare che non “possono” semplicemente decidere il prezzo da imporre, che dipende ormai dal mercato. Per dare una risposta più chiara alla domanda precedentemente posta, sicuramente sono molteplici i fattori che concorrono all’innalzamento dei prezzi del carburante, ma se una differenza così eclatante dell’Italia rispetto al resto d’Europa è ormai palese, probabilmente la causa principale è da ricercarsi nel sistema interno del nostro Paese e non in situazioni internazionali, che incidono si, ma a livello globale, non giustificando quindi la discrepanza tra il Bel Paese e gli altri.

Giulia Cancedda

(fonte foto:mutuonews.it)


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Economia.