Economia
Per Confindustria: "L'Italia è scivolata in una crisi peggiore di quella del '29"
MILANO, 19 MARZO 2012- Questo è quanto emerge dall'ultimo rapporto del Centro Studi di Confindustria, secondo cui la nostra economia stia soffrendo addirittura di più di quanto accaduto durante la Grande Depressione. Infatti, come evidenzia il suddetto rapporto, "tra il 1929 e il 1935 il prodotto interno lordo del nostro paese subì infatti una flessione di circa il 5%. Dal 2007 ad oggi l’arretramento è stato invece del 6%".
Il rapporto continua facendo una disanima dello stato della nostra economia, passando in rassegna dati e stime, "L’Italia inizia la sua lunga frenata già nella seconda metà degli anni 90 ma negli ultimi 10 anni il rallentamento si fa più intenso e il distacco rispetto agli altri paesi aumenta. Tra il 2000 e il 2010 il Pil pro capite italiano, ossia la ricchezza prodotta da ogni abitante, diminuisce del 2,3% mentre in paesi come Germania, Gran Bretagna e Svezia cresce di oltre il 10%, in Spagna del 7 e in Francia del 5%".
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A causa di ciò, nella classifica delle economie mondiali, l’Italia è passata dall’ottavo posto del 2000 al decimo attuale, con le stime che prospettano la possibilità che l'Italia possa perdere un’altra posizione prima del 2016.
Per il Csc, la bassa crescita ha cominciato a prendere piede a partire dagli anni 70. Nello specifico, "l’esplosione del debito pubblico o l’impennata del numero di dipendenti pubblici (+ 34,5% negli anni Settanta e + 15% negli anni Ottanta) senza un miglioramento della qualità dei servizi hanno avuto l’effetto di deteriorare l’ambiente in cui imprese e lavoratori si trovano ad operare. Da qui la progressiva perdita di competitività che vede l’Italia perdere dieci posizione nella classifica dei paesi più competitivi,scendendo tra il 1992 e il 2011 dal 27 esimo al 37 esimo posto".
Lo scenario descritto dal Rapporto di Confindustria è, a dir poco, preoccupante. Tuttavia, in esso, sono indicate anche delle soluzioni al fine di risalire la china, ponendo in essere tutte quelle riforme che, fino ad ora, non si è avuto il coraggio di fare. Così, concludo gli esperti della Confindustria, "Lasciando le cose come stanno nel 2030 il pil per abitante sarà superiore a quello attuale di 2760 euro l’anno mentre con l’avvio di una seria ed ampia azione riformatrice l’incremento triplicherebbe raggiungendo i 11.160 euro".
(Fonte: Il Fatto quotidiano)
Rosy Merola