Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, Valeria Golino è "mille culure" a Napoli
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Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, la recensione di Antonio Maiorino - Un'operazione barocca che santifica la vena interpretativa di Valeria Golino, così brava a penetrare umori napoletani, ma viene profanata da un finale forse eccessivo e pasticciato.
I figli “so’ piezz e core”, ma certi mariti ti fanno il cuore a pezzi. Già bambina costretta al sacrificio per salvare il fratello, Anna non ha la forza di ribellarsi al consorte malavitoso che fa il bossucolo in casa, ma da buona napoletana reagisce con ironia e vitalità, per amore dei tre figli, a dispetto di chi la fa sentire “na cosa ‘e niente”. Dovrebbe dire “basta!”, ma nella vita non riesce a pronunciare quelle battute che, da gobbista, scrive sui set, dove per il proprio lavoro di suggeritrice riguadagna quell’apprezzamento altrove negatole. La situazione sembra precipitare in peggio a casa, per le angherie del marito, e in meglio sul lavoro, dove un piacente attore la corteggia con un’insistenza che le fa dimenticare un’esistenza troppo spesso ingrigita.
MILLE CULURE - Grigia è la fotografia di Per amor vostro scelta da Giuseppe Gaudino, un bianco e nero con occasionali inserti a colori di sapore surrealista o in animazione a passo uno. Un film, dunque, potentemente connotato nell’aspetto visivo - si fatica a trovare qualcosa di simile nel panorama italiano - e spiritualmente allineato all'umore napoletano, che mantiene i suoi mille colori a dispetto d'altrettanto difficoltà. Soprattutto, questa scelta consente di assorbire momenti sognanti, persino mistici, frammenti intangibili di memoria, in un contesto filmico di credibile concretezza ed intenso realismo: ora sei in un sogno (a volte un incubo), ora dal fruttivendolo, nel rione. [MORE]
UN TUFFO NEL FILM, UN FILM NEL TUFO - L’operazione San Gaudino più brillantemente riuscita in questa creazione cinematografica è nell’aver saputo stratificare ed elevare tre elementi, foggiandoli ed amalgamandoli come tufo cinematografico: il livello d’identità artistica, per cui l’impasto visuale si afferma con unicità forse barocca, ma eloquente; il livello d’ambiente, per cui ci si cala nella realtà napoletana con ambizione persino antropologica, trapassando con disinvoltura dai bus sovraffollati risonanti di silenziosa coralità, alla cultura popolare, intrisa di sacro e profano; il livello attoriale, con Valeria Golino (Coppa Volpi a Venezia) in perfetta simbiosi spirituale con la città, spenta e viva ad un tempo, sospesa tra la rassegnazione e lo scatto volontaristico, tra l’anonimato e la grande bellezza.
(NUN) E' PECCAT - Si esaltano, allora, anche i bravi co-protagonisti, soprattutto Adriano Giannini, fatto quasi di una plastica cedevole, un bambolone ambiguo calato perfettamente nella propria viperina bellezza; così come Massimiliano Gallo, perfetto galletto domestico che canticchia neomelodici e detta la musica già nella postura arrogante. Tutto impeccabile, allora? Non esattamente, perché è difficile dire che “nun è peccat” lo stucchevole gioco di finali e contro-finali; così come il pregio dell’eloquenza diventa, nell’ultima parte, arrischiata logorrea, un voler dir troppo. A ben vedere, sono tutti gli effetti collaterali della strategia del barocco: la mistura è appassionata e ridondante, la misura è talora compromessa. Miracolo sfiorato, ma quanto coraggio.
GENERE: Drammatico
REGIA: Giuseppe M. Gaudino
SCENEGGIATURA: Giuseppe M. Gaudino, Isabella Sandri, Lina Sarti
ATTORI: Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini
PRODUZIONE: Buena Onda, Eskimo, Figli del Bronx, Gaudri, Bea Production Company, Minerva Pictures Group, con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: Officine UBU
PAESE: Francia, Italia
DURATA: 110 Min
(nell'immagine principale: dettaglio di poster del film; all'interno: immagine dal film)
Antonio Maiorino