Cultura e Spettacolo

Peppe Barra al Comunale di Catanzaro, intervista

CATANZARO, 16 GEN- Dopo la pausa natalizia la stagione di AMA Calabria riprende con uno spettacolo per grandi e per piccini. Venerdì 17 gennaio, alle ore 21:00, al Teatro Comunale di Catanzaro, sarà di scena la commedia “I cavalli di Monsignor Perrelli”, una storia accattivante dalla incontenibile allegria con Peppe Barra e Patrizio Trampetti, inserita nella stagione teatrale catanzarese di AMA Calabria. Per l’occasione Saverio fontana ha intervistato il grande cantante e attore teatrale italiano Peppe Barra:

-Maestro Barra, venerdì sera porterà in scena “I cavalli di Monsignor Perrelli” al teatro Comunale di Catanzaro, può anticipare ai nostri lettori a che tipo di spettacolo assisteranno?

È uno spettacolo su una leggenda metropolitana, Monsignor Perrelli, personaggio realmente esistito a Napoli nel periodo della rivoluzione partenopea, 1799, strano, eccentrico, ma anche tenero e molto amato dalla gente e dal Re. Una storia scritta da me e Lamberto Lambertini agli inizi degli anni ’90. All’origine era solo con due personaggi, questa volta l’abbiamo rielaborata, ristrutturata con altri due attori- cantanti, Enrico Vicinanza e Gigi Bignone, abbiamo effettuato cambiamenti musicali aggiungendo melodie antiche e seducenti. È uno scherzo in musica con una parte in cui ci divertiremo con il pubblico. Io interpreto Meneca, perpetua diligente, paziente, simpatica che, però, può diventare anche furiosa davanti agli atteggiamenti insopportabili di monsignore, interpretato dallo straordinario Patrizio Trampetti. Come sempre, divertendoci, cerchiamo anche di veicolare un importante messaggio culturale.


-Uno straordinario talento artistico, oltre 50 anni di grande carriera come attore teatrale, di cinema e cantante, ma come nasce Peppe Barra?

La mia era un’antica famiglia napoletana di artisti, per cui per me non è stato difficile intraprendere la carriera d’attore. Il destino volle che da bambino entrai a far parte di una piccola scuderia di attori con a capo l’insegnante Zietta Liù. Dopo aver compiuto i miei studi sono entrato a far parte della Nuova Compagnia di Canto Popolare, con a capo il maestro Roberto De Simone, con la quale ho girato un po’ il mondo e poi mi sono dedicato anima e corpo al teatro.

-Concetta Barra, non soltanto sua madre, ma anche una grande partner artistica. Il suo ricordo?

Con lei abbiamo passato più di trent’anni insieme a teatro, abbiamo cantato insieme, perché lei era anche una cantante. Un rapporto bellissimo, sia come madre e figlio che come attrice e attore, un continuo insegnamento per me. Abbiamo girato il mondo, siamo stati in Cina, in India, in America del Nord, in America del Sud e in tutta Europa. I ricordi sono tantissimi, sarebbe riduttivo ricordarne soltanto qualcuno.

-Lei ama G.B. Basile, autore e filosofo napoletano del ‘600, e ha cercato sempre di divulgare la sua parola. Perché è importante conoscere le sue opere?

Ho incontrato Gian Battista Basile dopo “La Gatta Cenerentola”, che non è altro che una favola di Basile rielaborata da Roberto De Simone e dalla NCCP. Il primo rapporto letterario con questo grande autore l’ho avuto nel 1976, successivamente l’ho analizzato, l’ho studiato e poi ho scritto degli spettacoli inerenti alle sue favole. È uno dei monumenti letterari del Barocco, un grande letterato, un grande favolista, invece di studiare nelle scuole “Così parlò Bellavista”, sarebbe opportuno che si studiasse Gian Battista Basile.

-Cinquant’anni ininterrotti di spettacoli teatrali. Cos’è il teatro per lei?

È l’essenza di tutta la mia vita. Recitare per me è gioia, comunicare con il pubblico è gioia, è tutto una serie di gioie che si susseguono. Il teatro per me è vita.

-Tanti i grandi con cui ha collaborato, chi di loro ha inciso di più sulla sua formazione?

A parte Roberto De Simone, con il quale ho viaggiato un’intera vita, ho avuto la fortuna di conoscere Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Nino Rota, Vittorio Viviani e molti altri personaggi importanti che mi hanno arricchito nel mio viaggio nel teatro. Mia mamma ha lavorato con Eduardo, io e Roberto abbiamo molto collaborato con lui. Eravamo molto amici sia con Eduardo che con Luca De Filippo.

-È stato un assoluto protagonista della musica etnico-popolare napoletana degli ultimi cinquant’anni. Cosa ha significato per lei l’esperienza nella Nuova Compagnia di Canto Popolare?

Abbiamo portato in tutto il mondo la cultura popolare napoletana. Ho toccato tutte le cose musicalmente più belle e importanti. Quello che sono adesso lo devo principalmente alla NCCP, è stato un dare ed avere reciproco. Con me c’erano Roberto De Simone, Giovanni Mauriello, Patrizio Trampetti, Nunzio Areni, Carlo D’Angiò, Eugenio Bennato, Patrizia Schettino e Fausta Vetere.

-De Andrè le ha chiesto di scrivere e interpretare “Bocca di Rosa” in napoletano. Può ricordare con noi quell’esperienza?

Un’esperienza bellissima. Fabrizio mi chiese di tradurre una sua canzone per il disco “Canti Randagi”. Io scelsi “Bocca di Rosa”, Vincenzo Salemme mi tradusse il testo, Savio Riccardi rielaborò la musica ed io la interpretai in maniera così bella da suscitare l’ammirazione di Fabrizio.

-Anche diciassette film cinematografici, da Sergio Corbucci a Ferzan Ozpetek, passando per il Pinocchio di Benigni. Qual è il suo rapporto con il cinema?

Il cinema è stato per me un’esperienza importantissima e tutt’ora, quando giro un film, mi emoziono particolarmente. Proprio adesso ho partecipato a “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, un bellissimo rapporto con questo bravissimo regista.

-L’Università Federico II le ha conferito un master honoris causa in Letteratura, scrittura e critica teatrale. Ha scritto favole e opere teatrali. Quanto è importante per lei la scrittura?

È un’espressione importantissima per poter fare teatro. Scrivere per il teatro non è facile, è molto difficile.

-Ha insegnato nelle università e lavora a fianco con tanti giovani. Cosa si sente di consigliare ai ragazzi che sognano di realizzare la loro vena artistica?

Io consiglio ai giovani di nutrirsi di cultura, che è fondamentale per andare avanti in tutti i campi, in particolare nel mondo dell’arte.

Saverio Fontana