PDU, intervista ai cacciatori di fantasmi Fabio e Vanessa
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MILANO, 28 MARZO 2020 - Cercano di dare delle risposte agli interrogativi sull’affascinante e misterioso mondo del paranormale. Mettono da parte paura, pregiudizio, nonché eventuali influenze esterne, e con la loro strumentazione si dirigono in alcuni dei luoghi più infestati d’Italia alla ricerca di prove che possano dare una testimonianza concreta sull’esistenza, o meno, dei fantasmi ed entità spiritiche.
Sono Fabio Tavaglione e Vanessa Lindiri del PDU (Paranormal Detection Unit) e sul loro canale YouTube, che conta oltre 14000 iscritti, pubblicano i risultati delle indagini effettuate in diverse strutture dove, presumibilmente, albergano gli spiriti. Per ogni sopralluogo e attività di ricerca vengono realizzati più episodi, pubblicati il mercoledì e il venerdì di ogni settimana.
Cosa vi ha spinto a trasformarvi da appassionati del paranormale a cacciatori di fantasmi?
“Noi, fin da bambini, nelle nostre rispettive abitazioni abbiamo avuto avvenimenti legati al paranormale. Non riuscivamo a capire di cosa si trattasse, né a dare una spiegazione logica a quei fenomeni ma, una volta adulti, spinti dalla curiosità e vedendo i video di alcuni professionisti americani, abbiamo deciso di documentarci e di approfondire con approccio critico gli eventi che si presume fossero legati al paranormale. Abbiamo iniziato a fare indagini base, studiato il funzionamento degli strumenti idonei alla ricerca e con il tempo noi ne abbiamo realizzato anche uno”.
A quale strumento vi riferite?
“Lo strumento in questione si chiama Raven, sarebbe la versione pro di un ghost box. Al suo interno è costituito da un circuito elettronico che fa una scansione di frequenze radio in AM, FM, e LV. La differenza con tutti gli altri ghost box, che fanno una scansione in sequenza, è il che il Raven è in grado di effettuare una scansione randomica: vengono registrati parole e rumori superiori ad una certa frequenza di onde radio e decibel. Significa che siamo in grado di escludere tutti quei rumori tipici dei classici ghost box e di accentuare la parola di senso compiuto, attribuibile ad un reale Evp (voce elettronica). Il tutto per assicurare una maggiore garanzia del nostro operato”.
Quali sono le altre strumentazioni delle quali disponete per condurre un’indagine sul paranormale?
“Abbiamo i classici K2 (rilevatori di onde elettromagnetiche), lo zoom che è un microfono altamente professionale in grado di percepire suoni e rumori non percepibili dall’orecchio umano, macchine fotografiche full spectrum per effettuare fotografie infrarosse e ultravioletto che immortala immagini visibili ma anche quelle non visibili all’occhio umano, le videocamere a infrarossi, sensori di movimento, svariati microfoni professionali, un ghost box in una versione più evoluta del normale e che rappresenta tanti strumenti in uno: rilevatore di campi elettronici integrato e un sensore di temperatura, oltre ad effettuare la classica scansione del ghost box. A breve amplieremo la nostra dotazione con altri dispositivi dei quali stiamo valutando le caratteristiche tecniche”.
Con quale criterio scegliete le location in cui realizzare le indagini?
“Con due criteri: la segnalazione da parte di terzi e la nostra ricerca personale in vari luoghi e strutture del territorio italiano. Riguardo il primo caso, ogni giorno riceviamo tantissime segnalazioni da parte dei nostri fan, i quali ci chiedono di effettuare le indagini in alcuni luoghi che conoscono personalmente o altri che, in base a racconti o leggende, si presume che siano infestati. Un altro tipo di segnalazione parte da coloro che hanno problematiche in casa, legate ovviamente al soprannaturale, e ci chiedono di effettuare le rilevazioni”.
Prima effettuate un sopralluogo di verifica, per fare anche in modo che l’entità vi conosca, e successivamente avviate l’indagine vera e propria. Vi è mai capitato di dover rinunciare alla vostra ricerca perché lo spirito si è opposto?
“Sì, è successo una volta. Non si trattava di uno spirito, ma molto probabilmente di demoni. E’ il caso verificatosi in un ex manicomio all’interno del quale, durante la nostra rilevazione, abbiamo rinvenuto ossa di cane disposte a forma di un’iconica immagine satanica e dunque abbiamo ipotizzato che in quel luogo fosse stata celebrata una messa nera. Nel mentre, i nostri strumenti hanno riscontrato la presenza di forze demoniache. A distanza di qualche mese siamo ritornati presso la struttura portando il nostro cane (Diesel, ndr), ipotizzando che per l’entità rappresentasse un oggetto di attrazione. E non ci sbagliavamo. Le forze presenti nella struttura non ci hanno permesso di andare oltre il corridoio. Abbiamo iniziato a sentire un rumore di trascinamento, ipotizzando che le forze oscure ci stessero facendo ascoltare quanto accaduto tempo prima a quel cane ammazzato per il rito satanico e trascinato nel luogo del rituale, e si è udito un fischio. Si trattava di un richiamo per il nostro cane, che ha fissato un punto nel buio e si è comportato come se qualcuno lo stesse chiamando. Il nostro Diesel ha iniziato a piagnucolare, a lamentarsi, e a quel punto abbiamo deciso di andare via, Successivamente, si sono verificati degli eventi riconducibili a fenomeni di breve durata”.
Siete molto preparati e professionali e ciò che i follower apprezzano particolarmente è l’autenticità del vostro operato. Nel corso delle ricerche non nascondete le vostre emozioni e mettete spesso in discussione i risultati raggiunti. Chi è la mente più razionale e cauta del gruppo?
“Entrambi siamo molto razionali e cauti. Analizziamo e razionalizziamo in tempo reale i rumori o altre anomalie ambientali, o i presunti fenomeni paranormali, senza farci condizionare dalla paura o dalle prime impressioni. Elaboriamo una check-list per appurare che si tratti di fenomeni legati all’altra dimensione. Vanessa è molto cauta anche riguardo gli argomenti da trattare e il modo in cui porge le domande alle entità. Anche Fabio si rivolge con garbo e gentilezza agli spiriti, cercando di stabilire empatia con loro, ma si occupa anche degli aspetti legati alla sicurezza degli ambienti nei quali vengono condotte le indagini”.
Le vostre ricerche, in un certo senso, provano l’esistenza di un’altra dimensione. Le anime che riescono a comunicare con voi sono intrappolate in quei luoghi o possono manifestarsi lì a causa della vostra presenza?
“Nella maggior parte dei casi gli spiriti intrappolati, o comunque legati ad un particolare luogo, hanno avuto morti violente, improvvise, o traumatiche. Restano ancorati in una sorta di limbo perché non hanno potuto concludere o comunicare qualcosa, oppure hanno il desiderio di raccontare la loro storia per poi trovare la serenità”.
Riuscite a far passare oltre le anime intrappolate?
“Non possiamo averne la certezza. Solo il Signore (per chi è credente) potrebbe darci una risposta affermativa. Durante la nostra indagine a Villa Gemma lo spirito ci ha comunicato di vedere la luce e che stava passando oltre”.
Durante le vostre attività di ricerca potrebbero verificarsi fenomeni di possessione temporanea?
“No, perché la possessione prevede vari stadi prima che il Demonio possa entrare dentro il corpo di una persona. Nel corso di una nostra indagine, condotta all’interno di un’abitazione privata nel Varesotto, abbiamo riscontrato che la proprietaria di casa aveva una possessione di primo stadio. Abbiamo chiesto la collaborazione ad un prete esorcista, che ha praticato un rito e ha riportato la situazione alla normalità”.
Dopo un’indagine, è mai accaduto che qualche spirito vi abbia seguito e sia entrato in casa vostra?
“No, mai. Al termine della nostra indagine, anche se non lo inseriamo nel video, chiudiamo la sessione di comunicazione con l’entità in modo tale che non possa seguirci. Se lo spirito non vuole andare da un’altra parte, lo convinciamo a restare in quel luogo. Potrebbe capitare che l’entità voglia ‘attaccarsi’ a noi, o che voglia utilizzare la nostra energia per trovare un canale attraverso il quale comunicare. Noi siamo dei ricercatori professionisti, pertanto sappiamo impedire che lo spirito si attacchi a noi. Le persone non devono il alcun modo addentrarsi in qualcosa che non conoscono e che non saprebbero fronteggiare”.
Non basta acquistare un K2 e un ghost box per diventare un ghosthunter: potreste spiegare ai lettori quanto possa essere pericoloso avventurarsi in queste attività senza avere la minima preparazione e competenza?
“Confermo e sottoscrivo la tua affermazione. Vanessa precisa in modo perentorio che non è la curiosità che fa il ghosthunter ma la voglia di sapere, scoprire, studiare e perfezionarsi costantemente. Per approcciarsi alla ricerca sul paranormale occorre non soltanto una attrezzatura adeguata e costosa, ma soprattutto una grande preparazione e competenza nel campo. La nostra attività di ricerca comporta rischi fisici e spirituali. Un’entità può mettere il soggetto in una condizione spiacevole e potrebbero scaturire problematiche psicologiche molto importanti. In nessuna professione ci si improvvisa qualcuno senza esserlo".
Paranormal Detection Unit
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Si ringraziano Fabio Tavaglione e Vanessa Lindiri del PDU (Paranormal Detection Unit)
Luigi Cacciatori