Politica
Pdl, Nitto Palma: «Berlusconi è leader indiscusso. La richiesta di grazia non è ammissione di colpa»
ROMA, 16 AGOSTO 2013 - Il silenzio nel quale si è trincerato Silvio Berlusconi, dopo la sentenza della Cassazione che lo condanna a 4 anni per il processo Mediaset, è inusuale quanto assordante. Se si esclude la breve apparizione di qualche domenica fa a Roma, dinanzi i suoi fedelissimi supporter, il Cavaliere ha deciso di non rilasciare dichiarazioni e prendersi un tempo di riflessione, forse consapevole che, mai come questa volta, la sua vita politica attraversa un momento complicato e decisivo.[MORE]
Tra inagibilità politica e possibile richiesta di grazia l’ex premier rischia, in qualunque caso, di restare fuori dai giochi che contano. Tuttavia all’interno del suo partito non sembrano esserci dubbi sul ruolo che Berlusconi ricoprirà nell’immediato futuro, come si evince dalle dichiarazioni dell’ex ministro della Giustizia, Nitto Palma: «Io non credo che l’essere o meno in Parlamento possa impedire al presidente Berlusconi di esercitare la sua leadership. Una leadership – ha affermato Nitto Palma – riconosciuta in maniera compatta da tutto il partito. Chi pensa che l’impegno di Berlusconi possa ridursi a una sorta di guida spirituale del centrodestra si sbaglia di grosso – ha precisato l’ex ministro –. Non ci sono sentenze altro che possano impedire a Berlusconi di essere la prestigiosa guida del centrodestra».
Parole importanti, quelle dunque pronunciate dall’ex ministro, ma dalla doppia interpretazione. Se da un lato, infatti, dimostrano come sia ancora indispensabile e carismatica la presenza del Cavaliere nel Pdl, dall’altro lato preannunciano la concreta e reale possibilità che Berlusconi non possa più entrare in Parlamento.
L’ex ministro, intervistato da Klaus Davi durante il talk show KlausCondicio, ha poi spiegato tecnicamente quali potrebbero essere i vari scenari giuridici: «al di là della diversa agibilità politica dovuta alla differente compressione della libertà e fermo restando che la pena realmente da scontare sarebbe di nove mesi, la risposta sul piano tecnico è semplice. In caso di detenzione domiciliare – ha spiegato Nitto Palma – si estinguerebbe solo la pena principale. In caso di affidamento in prova, l’esito positivo della prova travolgerebbe la pena principale, le pene accessorie (cioò l’interdizione dai pubblici uffici) e gli effetti penali ( tra cui l’incandidabilità). In caso di grazia, verrebbe annullata la pena principale e, se espressamente detto, le pene accessorie».
E proprio sulla richiesta di grazia lo stesso Nitto Palma ha tenuto a precisare che: «l’eventuale richiesta di grazia non significherebbe di per sé accettazione della condanna e non escluderebbe in alcun modo altri mezzi di impugnazione della sentenza della Cassazione, quale, ad esempio, il ricorso in sede europea».
(Immagine da panorama.it)
Giovanni Maria Elia