Politica
PD: Zingaretti fa appello all’unità, ma Renzi si dice pronto a tornare in campo
ROMA, 9 AGOSTO – Le attuali opposizioni si preparano ad organizzare una probabile campagna elettorale, in attesa delle decisioni dei leader della maggioranza – prossima a vivere la rottura dell’alleanza gialloverde – e del Capo dello Stato.
Mentre il governo affronta la crisi e guarda alle probabili elezioni, i partiti di destra si apprestano a stringere preventivamente accordi che potrebbero portarli a Palazzo Chigi in caso di scioglimento delle Camere; il PD, invece, torna a fare i conti con le divisioni interne tra le varie correnti. Il segretario Zingaretti ribadisce il suo richiamo all’unità, principale punto di riferimento del suo programma alle primarie dem, cercando di mantenere buoni rapporti con tutte le minoranze interne per prepararsi ad affrontare al meglio la probabile sfida elettorale proponendosi come alternativa a Lega e 5 Stelle.
“Il nostro partito è ricco di tante personalità, ma divise sono un disastro; solo se si uniscono sono imbattibili. Renzi sia parte di questa bella squadra per cambiare il Paese. Dovremo scontrarci con la Lega alle elezioni e solo così possiamo vincere” – ha dichiarato il governatore del Lazio dal palco della festa dem di Villalunga (RE), appellandosi alla corrente renziana del partito: “Dico a Matteo: aiuta, dai una mano. È legittimo che tu faccia politica, perché sei una risorsa, ma aiutaci a vincere le elezioni al prossimo appuntamento, perché abbiamo il dovere di non permettere mai più che quelli che hanno vinto il 4 marzo tornino al governo, abbiamo il dovere di lasciare ai nostri figli e nipoti un Paese migliore”. Zingaretti non ha mancato di sottolineare le differenze tra lui e l’ex segretario: “Siamo diversi, non voglio dire chi è meglio o peggio. Io ho la tendenza a privilegiare tra le differenze quello che unisce, lui quello che divide. Ma per favore, da oggi in poi chiedo unità nel campo del centrosinistra. Potremmo fare il migliore dei programmi possibili, ma senza unità non saremo mai credibili”.
Matteo Renzi si è invece detto pronto a tornare in campo: “Non potrei più guardarmi allo specchio se lasciassi un Paese nelle mani di chi istiga ad avere paura degli altri” – ha dichiarato l’ex premier alla festa dell’Unità di Santomato (PT) – “Bisogna che nei prossimi mesi si sia molto chiari: da noi le battaglie si sono perse perché innanzitutto si aveva in casa chi giocava contro. Questo non può essere replicato”. Secondo Renzi, c’è chi nel Partito Democratico continua ad attaccare “il Matteo sbagliato”: “io ho vinto due volte le primarie e per due volte sono stato costretto a dimettermi solo per problemi interni” – ha ricordato, prima di concludere il suo intervento lanciando velatamente un monito: “Dal 18 al 20 ottobre alla Leopolda tireremo le somme su tutto, perché non è possibile continuare a fare polemiche interne”. L’ex sindaco fiorentino, in effetti, potrebbe aver mal digerito la distribuzione delle deleghe interne alle riforme istituzionali ad Andrea Giorgis, interpretando tale decisione come un affronto personale, dal momento che l’on. Giorgis fu uno dei principali dissidenti in occasione del referendum promosso dal governo Renzi (e che ne rappresentò il capolinea). Insomma, è possibile che Renzi si stia convincendo di essere rimasto ai margini dell’esperienza politica del Partito Democratico, dunque non è escluso che nei prossimi mesi possa essere indotto a prendere la drastica decisione di scindersi dai dem e fondare un nuovo partito.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: ilfattoquotidiano.it