Politica

Pd, via alla direzione. Ma Renzi già smorza sulle alleanze

MILANO, 7 LUGLIO - La direzione Pd ha aperto quella che può definirsi una nuova stagione politica per Matteo Renzi, chiamato al riscatto dopo la mezza disfatta delle amministrative. Ed invero, i lavori sono stati blindati ed hanno avuto inizio con una vera novità: l’assenza di dirette streaming e presenza social, registratesi invece ben volentieri in passato.[MORE]

Ma le parole di Renzi, che invita ad uno stop ai litigi e alle diatribe a sinistra, sembrano aver già spazientito alcuni dei big del partito, tra cui l’ex segretario ed attuale ministro Franceschini. La richiesta del presidente Orfini ha invece portato a blindare la direzione, chiedendo all’inizio dei lavori di «non fare tweet e post» durante l’arco di lavori cruciali per il futuro del Pd.

L’apertura dell’intervento del segretario è stata invece dedicata al tema dello Ius Soli, con un invito ad andare avanti per ciò che è considerato «un principio di civiltà». Le parole del premier sono state raccolte al Nazareno anche dal premier Paolo Gentiloni, e dai ministri Andrea Orlando e Dario Franceschini. Non sono mancate le frecciate ed i “diktat”, culminati con la secca replica del segretario a chi invoca il tema delle alleanze. Un tema di cui l’ex premier non vuole sentir parlare, chiudendo di fatto la porta (almeno momentaneamente) alla ‘nuova’ sinistra dei Pisapia, Bersani e D’Alema.

La relazione di Renzi è stata poi approvata senza il voto delle minoranze, tra cui la componente orlandiana e FronteDem, appartenente all’altro ex competitor alla segreteria Michele Emiliano. Ma resta la polemica interna sul tema alleanze, che Renzi reputa di interesse minimo: «Non rispondo ai capicorrente, ma ai 2 milioni di persone che hanno votato alle primarie».

Sul brutto risultato delle amministrative Renzi ha invece minimizzato, come del resto avvenuto a margine del voto e nei giorni seguenti, ricordando come questa forma di tornata elettorale non traduca il sentimento del Paese e non possa essere considerata a carattere nazionale. Sull’economia l’ex premier si è mostrato prudente ed è tornato a parlare di Sud. Perché se «tanto è stato fatto in Campania» ora il punto è rendere competitivo chi è più debole, per rilanciare un Paese in timida ripresa.

Sul tema immigrazione, l’ex premier si è espresso con giudizio positivo nei confronti dell’attuale ministro dell’Interno Marco Minniti, non senza esortare a quelle politiche di cooperazione che l’Italia sta 'portando' in Ue, nel tentativo di “globalizzare” la problematica, la cui risoluzione non può evidentemente prescindere dal sostegno dei partner comunitari.

Ma la direzione, i cui lavori proseguiranno negli scorsi giorni, ha già fatto registrare un mezzo avviso all’ex premier, in replica rispetto al monito renziano di «fare squadra e utilizzare il partito come finestra e non come specchio per riflettere noi stessi». E Franceschini, nel proprio intervento, ammonisce: «Parlare di alleanze e di legge elettorale non vuol dire mettere in discussione il segretario. Io sono tra i 350 residuati bellici che pensa che si debba parlare del tema delle alleanze. Un segretario ascolta la comunità, la tiene insieme con pazienza, senza vedere dietro il pensiero di chi la pensa diversamente un tradimento o un complotto».

Ad infiammare il dibattito è tuttavia lo stesso Renzi, che ha replicato sia nei confronti di Franceschini che dello stesso ministro Orlando, ‘accusato’ di voler aiutare Pisapia. L’ex premier non ha risparmiato frecciate anche nei confronti di Franceschini, rispetto ad un’intervista da quest’ultimo concessa al quotidiano “La Repubblica”. Perciò si tirerà avanti sulle priorità del Pd e del Paese, che Renzi al momento registra in Ius Soli e Fiscal Compact. In attesa di tornare in campo sul serio, in vista delle elezioni del 2018.

 

foto da: quotidiano.net

Cosimo Cataleta