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ROMA, 23 GIUGNO 2014 - Minoranza ma non opposizione interna. Lo straordinario risultato del Pd alle europee è motore di nuovi movimenti interni al partito e nuovi posizionamento da parte delle minoranze. Non è certo una salita sul carro del vincitore, ma l'assunzione di una responsabilità comune nella gestione del partito e del Governo da parte di chi, all'interno di entrambi, ricopre dei ruoli chiave.
Se l'assemblea nazionale del Pd della scorsa settimana lo aveva già sancito con l'elezione a presidente del partito di Matteo Orfini, oggi tutto è ancora più esplicito: tra le minoranze interne ai democratici, Rifare l'Italia che riunisce i cosiddetti "giovani turchi" esce definitivamente dall'angolo e, nell'assoluta fedeltà alle proprie posizioni, assume una posizione di lealtà e condivisione dell'onore di guidare il partito ed il Paese.[MORE]
Dall'assemblea nazionale di sabato scorso, Rifare l'Italia esce con un nuova guida - il sen. Francesco Verducci - e con la consapevolezza del nuovo ruolo da giocare e con un programma di radicamento territoriale e di iniziativa politica che la candidano a svolgere un ruolo ancora più centrale all'interno del PD di domani.
Tra gli interventi più attesi ed applauditi, quello del Ministro della giustizia Andrea Orlando che ha rivendicato il provvedimento del Governo sugli 80 euro al mese in busta paga, chiedendo che ora l'attenzione dell'esecutivo si rivolga alle categorie più svantaggiate che non ne beneficeranno, collaborando positivamente anche con i sindacati, di cui non si può prescindere completamente.
Il Ministro ha anche rivendicato l'esigenza di radicare l'associazione nei territori, nella convinzione ferma che nella politica moderna non si possa andare avanti solamente con il leaderismo e che anche negli Stati Uniti, dove i partiti sono poco più che comitati elettorali,esistono imprescindibili luoghi di formazione della classe politica: questo sarà il terreno principale di azione di Rifare l'Italia per far sì che accanto alle primarie, anche l'attività di formazione sia una tratto distintivo dell'identità del partito.
Infine, un monito: i dirigenti non devo del tutto coincidere con le rappresentanze istituzionali, il Pd
non deve essere un partito di eletti. Accanto a chi conquista i voti sul campo, non devono mancare coloro che devono guidare la riflessione sui voti che si ottengono.
Particolarmente atteso anche l'intervento di Matteo Orfini, ex leader della componente, ora presidente del Pd, che ha tirato le fila di due anni di scontro politico che hanno caratterizzato la vita dei democratici, notando come grazie a quel periodo tra i renziani e le minoranze vi sia state una contaminazione positiva.
Secondo Orfini, Rifare l'Italia dovrà continuare a porre all'attenzione del dibattito politico interno i temi del lavoro e della lotta alla disoccupazione, del superamento dell'austerità, del ruolo dello Stato nel rilancio dell'economia, della lotta al precariato e del sostegno alle giovani coppie.
Sul tema delle riforme, bene che si sia ad un passo sull'accordo e altrettanto positivo che Grillo abbia deciso di dialogare col Pd, ma ciò dovrà avvenire senza azzerare quanto si è fatto in un anno e mezzo, ripartendo da zero. In questo modo si tradirebbe peraltro l'impegno preso con il presidente Napolitano al momento della sua elezione.
Sul dibattito interno al partito, attenzione a non trasmette l'immagine falsa di un partito che reprime il dissenso: le minoranze esistono e sono un valore, ma in un partito plurale devono saper accettare le decisioni della maggioranza e sostenerle negli organi istituzionali. L'obiettivo da perseguire non deve essere l'unità delle minoranze, ma l'unità del partito.
E altresì assurdo che nel dibattito politico e giornalistico, il fatto che il Pd stia diventando attrattivo verso mondi del tutto inesplorati rappresenti un problema politico. È, infatti, grazie al Pd ed alla sua adesione al Pse che il sistema politico italiano e avviato verso una sua normalizzazione che determina il travaglio di alcune formazioni politiche, come SEL.
A dispetto delle dicerie, nessuna nostalgia per il passato, il Pd è molto meglio dei partiti precedenti, non ne rinnega radici e da quella radici trae la forza necessaria per fare qualcosa di nuovo. Nessuna messa in discussione delle primarie, ma su queste - così come sul voto di preferenza - va fatta un'attenta riflessione.
Infine un'autocritica e un monito: al netto dei numerosi meriti, il grande fallimento della segreteria di Bersani è stato rappresentato dall'aver costruito un partito che era tanto evanescente quanto quello di Veltroni e ciò perché si pensava erroneamente che non vi fosse alcun blocco sociale da rappresentare, ma che tutta lo società fosse uguale.
Le elezioni europee hanno segnato una cesura, disegnando un possibile blocco sociale di cambiamento da rappresentare che chiede di innovare e superare le rendite di posizione.
A fronte di ciò, attenzione a non ripetere gli errori della generazione precedente che, forte del consenso elettorale, si è chiusa nell'establishment, smettendo di relazionarsi con la società e è di essere motore del cambiamento.
Nelle conclusioni del nuovo presidente nazionale, Verducci, la sintesi della missione di Rifare l'Italia: dedicarsi alla parte mancante alla costruzione del Pd di cui intende essere prototipo. Dibattito, formazione e costruzione della classe dirigente del futuro, di quel collettivo senza cui i partiti sono destinati a morire.
Alessandro M. Baroni