Politica

Pd, la sfida dei giovani turchi e della Paris a Matteo Renzi

AVELLINO, 29 DICEMBRE 2013 - Il deputato irpino Valentina Paris, insieme ad altri tre esponenti del Partito Democratico, hanno deciso di lanciare una sfida a Matteo Renzi illustrando sulle colonne della rivista Left Wing le loro idee sul piano del lavoro alternativo a quello preannunciato in precedenza dal neoeletto segretario del PD.

Insieme a Matteo Orfini, Fausto Raciti, Chiara Gribaudo è stata pubblicata la loro controproposta di Job Act, criticando inoltre alcune misure prese dal governo Letta con la legge di stabilità, tra cui quella sul cuneo fiscale che, a loro avviso, non avrà l’effetto sperato nemmeno sul ciclo dei consumi.[MORE]

«La maggior flessibilità - si legge nella nota stampa - alla lunga non ha prodotto maggiore occupazione e ha aumentato lo svantaggio relativo dei giovani rispetto agli adulti in termini di tasso di disoccupazione. Inoltre la tesi tuttora in voga secondo cui un lavoro precario sarebbe meglio di nessun lavoro, perché una volta dentro il mercato diventa più facile passare a impieghi più stabili, è smentita da quasi tutte le ricerche più recenti: quanto più si passa da un lavoro atipico all’altro, tanto maggiori diventano le probabilità che scatti la cosiddetta trappola della precarietà, ovvero la permanenza in uno stato di discontinuità lavorativa. Paradossalmente la scelta di aspettare l’occasione di un buon lavoro standosene al riparo del guscio familiare può essere di gran lunga più fruttuosa della scelta di accettare qualunque lavoro».

La ricetta degli esponenti del partito per il lavoro è chiara: «Occorre recuperare i margini per un piano di investimenti pubblici straordinari, da concentrare in settori strategici che generano un alto tasso di occupazione e un forte stimolo alla crescita (dalla cultura alla ricerca, dalla messa in sicurezza del suolo al turismo, dal terzo settore sociale alle infrastrutture digitali). Le opzioni per recuperare le risorse necessarie a finanziare il piano straordinario per l’occupazione sono due: agire sulla leva fiscale chiedendo un contributo maggiore a chi ha di più, oppure, rimanendo dentro il vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit/pil, recuperare qualche decimale rispetto al 2,5% previsto per il 2014. Un job act che non potesse rivendicare un impatto positivo sul tasso di occupazione rischierebbe di essere un boomerang, per l’evidente spread tra attese generate e risultati ottenuti»

Nicola Capolupo