Politica

PD: Grasso condannato a pagare contributi al suo ex partito

ROMA, 20 LUGLIO – Il Tribunale di Roma ha condannato Pietro Grasso a pagare al PD la somma di 83.250 euro, ovvero i contributi che l’ex Presidente del Senato avrebbe dovuto corrispondere al partito con il quale era stato eletto in Parlamento nel 2013. Circa 1.500 euro al mese, che Grasso, assieme ad altri 60 tra Deputati e Senatori morosi (in misura più contenuta), non ha mai versato, come invece prescrive lo statuto del Nazareno. [MORE]

Pertanto, il giudice ha oggi emesso un decreto ingiuntivo nei confronti di Grasso (il quale nel frattempo ha lasciato il partito fondando Liberi e Uguali) e di tutti gli altri Parlamentari contro i quali il PD era ricorso in Tribunale. Si tratta di una mossa che era stata ampiamente anticipata dal tesoriere dem Francesco Bonifazi, il quale si era impegnato a dirottare il tesoretto, una volta riscosse le somme dovute, verso un fondo a sostegno dei 180 dipendenti del Nazareno in cassa integrazione da alcuni anni. L’annuncio era arrivato in occasione dell’approvazione del bilancio 2017 dell’associazione, che era stato chiuso con un utile di circa 500 mila euro. Si era trattato del primo attivo registrato dopo molti anni di rosso, dovuti agli elevati costi del personale e delle campagne referendarie ed elettorali, ma anche ai mancati pagamenti del contributo mensile da 1.500 euro che da statuto interno ogni Parlamentare è tenuto a versare al partito (i morosi avevano invece fatto registrare un debito di circa 1,6 milioni).

“Abbiamo provato a risolvere questa spiacevole situazione in maniera amichevole, con più tentativi – avevano spiegato i portavoce dal Nazareno – ma non avendo ottenuto alcun risultato siamo stati costretti a rivolgerci al Tribunale”. Sui 60 decreti ingiuntivi totali ottenuti, il giudice ha anche già dato esecuzione in 10 casi: in particolare, l’ex deputato lettiano Marco Meloni dovrà versare al PD quasi 10 mila euro; Simone Valiante (corrente di Emiliano) ben 50 mila; Guglielmo Vaccaro altri 43 mila e Giovanna Palma 19 mila. Dopo l’emanazione dei decreti, anche Bonifazi ha commentato la notizia, ribadendo che “siamo stati costretti a vincere l’azione giudiziaria e sinceramente mi dispiace che si sia arrivati a tanto. Ma le regole valgono per tutti oppure non sono regole. E le regole vanno rispettate, sempre”.

L’ex Presidente del Senato ha invece replicato annunciando un ricorso contro l’ingiunzione: “Non ho ancora ricevuto alcuna notifica di decreto ingiuntivo – ha dichiarato Grasso – quindi non so su quali basi possa essere stato emesso. Di certo c’è che nessuno mi ha mai chiesto una determinata cifra mensile nel corso di tutta la scorsa legislatura e da Presidente del Senato, come so essere norma, non ho ritenuto di finanziare alcuna attività politica, oltre ad aver rinunciato, tra le altre, alla parte di indennità che viene solitamente utilizzata per finanziare i partiti. Avevo comunque chiesto via mail più di un mese fa – ha proseguito – un incontro con Bonifazi ed i legali del partito e poi rinnovato la richiesta direttamente a lui due giorni fa per dimostrare, carte alla mano, le mie ragioni ed evitare il contenzioso. Evidentemente il tesoriere del PD – che ha svuotato le casse con la scriteriata campagna referendaria e con le mega consulenze ai consiglieri americani, scelte di cui a farne le spese sono stati i dipendenti – ha bisogno di scaricare su altri le colpe della sua pessima gestione e provare a trasformarle in un mezzo strumentale e propagandistico. Quando arriverà il decreto può star certo che farò opposizione”.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: it.euronews.com