Politica

Pd, D'Alema attacca Renzi: «Partito gestito con arroganza»

ROMA, 21 MARZO 2015 - Il partito è uno, almeno sulla carta, le correnti diverse, ma soltanto in teoria. Di fatto, da mesi e mesi all’interno del Pd si consumano liti dialettiche che si concludono con una nulla di fatto.

Da un lato la maggioranza, ovvero quella fedele al segretario-premier Matteo Renzi. Dall’altro la minoranza dem, ovvero quell’area di “scontenti”, che fanno capo ai vari ex leader come Pier Luigi Bersani, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Massimo D’Alema o anche Pippo Civati, che pur criticando le scelte governative di Renzi fino ad oggi lo hanno sempre appoggiato nel voto in Parlamento. Dunque, tra il dire e il fare, tra le critiche e le azioni susseguenti, vi sono i voti che hanno sempre dato ragione al segretario-premier.

A ricordare oggi tutto ciò il vicesegretario Lorenzo Guerini, il quale con un tweet sottolinea la situazione reale: «Renzi ha stravinto il congresso e portato il Pd al 41% per cambiare l’Italia dove altri non sono riusciti, qualcuno se ne faccia una ragione». Parole che sicuramente fanno seguito a dei fatti concreti, con il governo Renzi che fino ad oggi è stato capace di mettere mano alla riforma della Costituzione, del Lavoro, con la soppressione dell’art.18, della Scuola. Piccolo appunto: in quale direzione stia poi andando l’Italia, giusta o meno, non è dato ancora sapere, ma come dice l’adagio: “il tempo è galantuomo”.

Tuttavia nel partito di via del Nazareno, oggi, si è consumato l’ennesimo insipido duello. Dall’acquario di Roma, dove si è riunita la minoranza dem, Massimo D’Alema ha attaccato la gestione di Renzi parlando del Pd come «un partito a forte componente personale e anche con un certo carico di arroganza». Per tale ragione, D’Alema suggerisce tra i democratici una sorta di alternativa all’interno dello stesso partito. «Io penso – ha spiegato, infatti, l’ex ministro degli Esteri – che dobbiamo trovare un nuovo modello organizzativo anche per quello che riguarda i tesseramenti. Non tessere degli iscritti alle correnti del Pd. Ma creare una vasta associazione di rinascita della sinistra che non sia un nuovo partito politico, ma uno spazio di partecipazione per tante persone». Cosa possa poi significare una tale realtà all’interno di uno stesso partito non è semplice da capire.

Ma tant’è. D’Alema incalza: «Io non sono partecipe di nessuno dei raggruppamenti in cui si suddividono le minoranze del Pd e non approvo che sia piu' di una. Diciamo che faccio parte della sinistra extraparlamentare - ironizza - però voglio dare due consigli: il primo, che non e' un appello retorico, e' che questa parte del Pd può avere un peso solo se raggiunge un certo grado di unita' nell'azione, altrimenti non avra' alcun peso».[MORE]

Naturalmente le parole di D'Alema non sono state gradite dalla maggioranza del Pd con Matteo Orfini che su Twitter ha commentato: «Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità».

(Immagine da palermomania.it)

Giovanni Maria Elia