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"Passengers": una storia d'amore dove la fantascienza è solo una cornice
NAPOLI, 3 GENNAIO 2017 - Sulla nave interstellare automatizzata Avalon è in corso un viaggio lungo 120 anni alla volta di Homestead II, un nuovo pianeta da colonizzare. A bordo di Avalon circa 5000 persone, equipaggio compreso, viaggiano sottoposte a sonno criogenico in capsule di ibernazione d’avanguardia. Novanta anni prima dello sbarco su Homestead II, un meteorite colpisce la nave producendo ingenti danni destinati a peggiorare nel tempo. Le avarie prodotte causano il risveglio del maccanico Jim (Chris Pratt), e successivamente della giornalista newyorkese Aurora (Jennifer Lawrence), entrambi sono quindi costretti a condividere e a consumare le loro esistenze sulla sterile seppur extralusso, Avalon. Tra i due, complice la solitudine, nasce l’amore, ma questo sarà messo a dura prova quando trapelerà una drammatica verità nascosta. Come se non bastasse, la Avalon presenta gravi avarie, e i due sono gli unici a poter intervenire per salvare le loro vite ma soprattutto quelle di tutti i passeggeri ancora dormienti.
Passengers, è il primo esperimento fantascientifico di Morten Tyldum, regista norvegese candidato agli Oscar per The Imitation Game, ben diversa è invece la storia per lo sceneggiatore Jon Spaihts, veterano del genere, che già abbiamo visto all’opera in film come L'Ora Nera, Prometheus e Doctor Strange. [MORE]
A differenza di quanto si possa pensare non è “la prima regia fantascientifica” di Tyldum a far storcere il naso dopo la visione, bensì la prevedibilità e forse ancor peggio la rischiosa ”legge delle coincidenze” che pervade la storia. Dopotutto si sa, quando si tratta di cinema una coincidenza può salvare una sceneggiatura, ma una serie di coincidenze la possono distruggere.
Ma andiamo con ordine: il fantascientifico Passengers si presenta come il figlio ibrido del capolavoro Disney Wall.E e di Gravity di Alfonso Cuaròn, maestro di effetti speciali e un po’meno di storie.
"Da mamma Gravity", Passengers ha ereditato la drammaticità di alcune scene che, come spesso accade in questo genere di film, riguardano l'assenza di gravità. Le passeggiate spaziali, seppur non eguagliabili nella realizzazione, ricordano quelle con le quali Cuaròn ci ha deliziati in Gravity. Nel complesso, però, lo spazio c'è ma si vede poco.
"Da papà Wall.E", il film di Tyldum, ha ereditato uno dei concetti base su cui si mantiene: il senso di solitudine.
Nessun uomo è un' isola diceva qualcuno, ma forse due esseri umani insieme posso trasformare quell’isola in un luogo dove poter sopravvivere, anche alla predestinazione, all’inesorabile. È quello che accade a Jim: dopo un anno di vita solitaria su di una crociera interstellare, unico sveglio tra i dormienti con solo un robot-adroide barista per amico, la sua realtà ciclica e quasi da suicidio, viene interrotta dall’arrivo, non proprio casuale, di un’altra “anima” con la quale non fondersi è impossibile.
Lo schema da questo momento in poi strizza l’occhio al colossal Titanic: Jim e Aurora, come Jack e Rose, innamorati su di una nave destinata ad andare a picco. Non manca nemmeno il richiamo alla celebre scena sulla prua della nave, anche se questa volta l’oceano in questione è lo spazio intergalattico. Ancora una volta la storia d’amore, ancora una volta la tragedia imminente, una minestra riscaldata ambientata in una scatola HI-TECH lunga un chilometro e immersa nello spazio più profondo.
Passengers è un esperimento nel quale si sperava che l’insieme di tante cose già viste ne creassero una nuova, ma non è andata così. L’idea di Tyldum, va a picco, come la sua Avalon, a causa delle troppe “avarie”: in primis la liaison amorosa tra il meccanico dal cuore d’oro Jim, e la bella e “non” più addormentata Aurora, seppur governi il film, è troppo preponderante in un film fantascientifico dove la fantascienza non dovrebbe ridursi soltanto ad una sterile scenografia.
Il dramma dei due passeggeri a bordo di una nave spaziale che affonda si consuma nel poco tempo restante, il tutto si risolve lasciando davvero poco spazio all’imprescindibile domanda che ogni SCI-FI che si rispetti dovrebbe suscitare nello spettatore: “ e adesso cosa accadrà?”, la risposta ha già superato le meningi del pubblico ed è già sulla punta della lingua di tutti.
Insomma Tyldum con il suo esperimento intitolato Passengers, come a scuola, risulta intelligente ma forse non si è applicato abbastanza. Siamo lontani dalla fantascienza misteriosa, interessante ed innovativa di 2001 Odissea nello Spazio, Interstellar e Solaris, per citarne alcuni, la rotta sulla quale si muove Passengers è molto meno ostica e pretenziosa: è un Titanic senza icerberg, un Pearl Harbor senza Seconda Guerra Mondiale, è una storia d’amore ambientata nello spazio, un blockbuster che sazia i cuori teneri, ma non la fame di fantascienza.
Titolo originale:Passengers
Lingua originale:inglese
Paese di produzione:Stati Uniti d'America
Anno:2016
Durata:116 min
Colore:colore
Genere:avventura, drammatico, fantascienza, sentimentale
Regia:Morten Tyldum
Sceneggiatura:Jon Spaihts
Casa di produzione:LStar Capital, Village Roadshow Pictures, Original Film, Company Films, Start Motion Pictures, Columbia Pictures
Distribuzione (Italia):Warner Bros
Fotografia:Rodrigo Prieto
Montaggio:Maryann Brandon
Effetti speciali:Daniel Sudick, Erik Nordby, Digital Domain, Moving Picture Company, The Senate Visual Effects
Musiche:Thomas Newman
Scenografia:Guy Hendrix Dyas
Costumi:Jany Temime
Interpreti e personaggi:Jennifer Lawrence, Chris Pratt, Michael Sheen, Laurence Fishburne, Andy Garcia
Articolo di MARCELLA CERCIELLO [Cinemarcy blog]