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Partiti, Cdm approva ddl: stop al finanziamento pubblico. M5S è "legge-truffa"

ROMA, 31 MAGGIO 2013 - Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl che abolisce il finanziamento pubblico dei partiti. L’annuncio è stato dato direttamente dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, attraverso un tweet: «Cdm ha appena approvato il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico partiti e passaggio a incentivazione fiscali contributi cittadini».[MORE]

Soddisfazione espressa, sempre via tweet, anche dal ministro delle Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello: «Promessa mantenuta! Attuale finanziamento pubblico abrogato senza uccidere i partiti. Più potere ai cittadini».

Dunque, dopo due ore di riunione, è stato raggiunto l’accordo che decreta l’abolizione dei rimborsi ai partiti e che introduce un nuovo sistema di finanziamento della politica che confiderà sui contributi volontari dei cittadini. Adesso la parola passa al Parlamento. Se il ddl verrà, infatti, approvato senza alcuna modifica entrerà in azione gradualmente per essere a pieno regime nei prossime tre anni, ovvero nel 2017, quando terminerà l’erogazione del rimborso già previsto per le elezioni di quest’anno. Un’abolizione dei rimborsi dunque spalmata secondo parametri determinati: il primo anno del 60%, il secondo del 50%, il terzo del 40%, per poi essere cancellata del tutto.

Così facendo il vecchio sistema di finanziamento ai partiti sarà sostituito da donazioni private dei cittadini. Il ddl, infatti, prevede, a partire dal 2016, la possibilità di versare con il 2 per mille liberi contributi da destinare a servizi vari, come sedi, bollette telefoniche, spazi televisivi. Inoltre, sempre nello stesso ddl, sono previste donazioni private che saranno favorite da importanti sgravi fiscali: del 52% per gli importi compresi tra i 50 e i 5.000 euro e del 26% per tutti gli altri fino ad un tetto massimo di 20.000 euro.

«Ci dovrà essere per forza di cose un periodo transitorio – spiega il ministro per le Infrastruttere Lupi – perché esattamente legato alla transitorietà con cui arriveranno i finanziamenti dei privati. Il ddl – continua il ministro – è l’attuazione dei principi che avevamo approvato in Cdm, una completa e assoluta rivisitazione dei finanziamento dei partiti, dove non ci sarà più il finanziamento pubblico ma il contributo da parte dei privati con agevolazioni fiscali».

Non mancano comunque voci fuori dal coro rispetto le misure prese attraverso tale ddl, un disaccordo bipartisan: «il governo sbaglia – afferma lo storico tesoriere dei Ds e oggi parlamentare Pd, Ugo Sposetti – perché non ha una linea è una risposta alla demagogia, al qualunquismo e al populismo. In questo modo – continua il parlamentare Pd – non affronta i nodi veri della vita politica di un paese avanzato». Sfonda Pdl è Fabrizio Cicchitto ad esprimere dei dubbi: «In attesa di conoscere il testo del Consiglio dei ministri sul finanziamento dei partiti non posso fare a meno di confermare quello che ho già detto: si passa da un sistema all’altro. Da un eccesso – spiega Cicchitto – di finanziamento pubblico alla sua consustanziale abolizione che a mio avviso avrà solo effetti negativi».

È fortemente critica la nota pubblicata dai deputati grillini che parlano di una “legge-truffa” che raggira con l’inganno i cittadini: «è una vittoria morale per il movimento 5 stelle che ha imposto l’agenda politica al governo, ma è una “legge-truffa”, una presa in giro per i cittadini che continueranno a pagare per far campare i partiti. Di fatto – si continua a leggere – a riempire le casse delle forze politiche saranno sempre gli italiani tramite risorse che saranno sottratte al bilancio dello Stato».

Le critiche dei deputati grillini si concentrano soprattutto sulla misura dell’”inoptato”, infatti si legge sempre nel comunicato: «non solo il finanziamento ai partiti non avrà efficacia hic et nunc, come invece previsto dalla proposta di legge a 5 stelle, dato che si spalma su tre anni, ma con la misura sull’inoptato i partiti imporranno una sorta di prelievo forzoso ai contribuenti. Proprio come accade con l’otto per mille alla Chiesa, infatti, il due per mille non espressamente destinato alle forze politiche sarà comunque distribuito ai partiti, entro una certa quota, in modo proporzionale rispetto alle somme stanziate in via esplicita. Equivale a dire – spiegano ancora i deputati grillini – “o me li dai o li prendo da me”. In questo modo le forze della maggioranza tentano di salvare le penne. Sanno bene, infatti, che se i cittadini potessero decidere in piena libertà, lascerebbero questi partiti a bocca asciutta. Il Movimento 5 stelle – si legge in conclusione – annuncia clamorose proteste».

Inoltre, sempre in riferimento al M5S, fa discutere un’altra proposta presente nel ddl che prevede l’ammissione a tutti i benefici fiscali suddetti solo a quei partiti che adotteranno un regolare statuto, garante di trasparenza e democrazia interna.
 

(Immagine da agi.it)

Giovanni Maria Elia