Sport

Partita di minibasket, baby-arbitro non regge la pressione dei commenti dei genitori

 PISA, 26 MARZO 2014 - Una partita di minibasket, un arbitro di appena 12 anni e dei genitori-tifosi un po' troppo irrequieti. È successo nella provincia di Pisa, durante l'incontro tra Casciana-Ghezzano, dove a scontrarsi erano ragazzini di circa 10 anni. Una partita evidentemente molto sentita, non tanto dai piccoli in campo quanto dai loro genitori, che seduti sugli spalti non hanno perso occasione per urlare il loro punto di vista al giovane e impaurito arbitro. Quest'ultimo non reggendo la pressione dei troppi commenti che provenivano dalla tifoseria del Ghezzano, ha interrotto quasi immediatamente la partita, scoppiando in lacrime e fuggendo negli spogliatoi.

Un altro caso in cui i genitori non sanno stare al loro posto. Cambiano gli sport ma il risultato è sempre quello: tante parole inutili. Perché un genitore deve arrivare a tanto? Che esempio può dare al proprio figlio agendo così? E la cosa più sconcertante è che questo atteggiamento è stato usato nei confronti di un ragazzino, che spaventato ha deciso di scappare a causa del peso che sentiva sulle sue spalle.

[MORE]Un cattivo esempio per lo sport, che invece dovrebbe essere un terreno nel quale scontrarsi sì ma sempre con lealtà nei confronti dell'avversario ed è davvero incredibile che questa mancanza di rispetto provenga proprio da persone adulte, che dovrebbero essere le prime a mostrare un po' di buon senso. I cattivi esempi li vediamo e sentiamo tutti i giorni, ma non sarebbe ora invece di voltare pagina e di lasciare che i figli imparino a giocare tranquillamente e gli arbitri a svolgere il proprio compito senza subire le ondate di genitori buoni solo a protestare e a commentare. Non è meglio che ognuno rimanga al suo posto?

Anche perché il risultato di questa vicenda è stato che la Fip (Federazione italiana pallacanestro) ha deciso di far svolgere il match successivo della squadra del Ghezzano a porte chiuse, per evitare che si ripetesse un episodio del genere. Una scelta quasi obbligata, che però priva una squadra del supporto della propria tifoseria, un supporto importante e fondamentale per ogni giocatore, sempre che da questa provenga un tifo sano e costruttivo. Poi la parola di troppo ci può stare, ma arrivare a prendersela con un piccolo arbitro è davvero eccessivo e poco educativo nei confronti dei figli e dello sport in generale.

Giulia Calvaresi

(Fonte immagine: ilcittadinoonline.it)