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"Particella di Dio" e creazione di scena al progetto UniVersus

L’astronomo Omizzolo: “particella di Dio” è un concetto fuorviante, ma l’universo suscita religioso stupore
CATANZARO 29 NOVEMBRE 2012 - “Particella di Dio”: con questo soprannome accattivante, il bosone di Higgs ha conquistato l’attenzione dei media alcuni mesi fa. Si tratta della particella che spiegherebbe i meccanismi fisici che portano alla formazione della materia. Dunque – ha azzardato qualcuno – non ci sarebbe più bisogno di pensare la creazione della materia dal nulla come opera divina? O comunque possiamo dire che “la scienza chiama in causa il Creatore?”.

La domanda provocatoria e intrigante è stata accolta dai teologi del Centro Studi Verbum nel programma del Progetto Universus, dedicato quest’anno al dialogo tra fede, filosofia e scienze su “La verità orizzonte dei saperi”, e realizzato d’intesa con l’Ufficio Culturale dell’Arcidiocesi di Catanzaro, e con il patrocinio dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e della Provincia di Catanzaro.

E per chiarire le idee hanno invitato a Catanzaro uno specialista di eccezione, l’astronomo Alessandro Omizzolo, sacerdote e scienziato della Specola Vaticana, accolto per un dialogo con il teologo Alessandro Carioti, docente presso l’Istituto di Scienze Religiose di Reggio Calabria. Ne è nata un’appassionante sessione di alta formazione, tenuta nel Palazzo della Provincia di Catanzaro, che ha registrato il “tutto esaurito” in una sala gremita soprattutto da giovani universitari, alla presenza dell’arcivescovo mons. Bertolone, della presidente della Provincia Wanda Ferro, di docenti universitari e di responsabili del Movimento Apostolico, che promuove l’evento insieme al Centro Studi.

Il moderatore Luca Tiriolo, del CNR di Lamezia, ha introdotto efficacemente il pubblico alla conoscenza del “bosone di Higgs”, punto di partenza di un più ampio dibattito tra i relatori sul rapporto tra creazione e modelli scientifici dell’universo.

Don Carioti ha fatto chiarezza sul significato teologico di “creazione”. Non è oggetto di fede la spiegazione dei dinamismi che regolano il sorgere e l’espansione dell’universo; piuttosto la teologia riconosce Dio coma causa prima dell’universo, che non può darsi da sé ed è retto da un ordine leggibile dalla ragione. E comunque le affermazioni sul Creatore non possono essere estrapolate dalla globalità della Bibbia, dove la creazione è intesa come rivelazione e ha un significato che non si esaurisce nell’idea di “inizio”, ma si compie in Cristo e nella salvezza. Nessun problema se l’uomo non è al centro geometrico dell’universo, perché la fede lo riconosce piuttosto al centro dei pensieri di Dio. Nessuno conflitto dunque tra scienza e fede, se si rispettano i reciproci limiti e si colgono gli aiuti scambievoli che esse possono offrire a una visione globale e unitaria dell’uomo e della verità.

L’umiltà dello scienziato, davanti a un universo di cui attualmente è osservabile solo il 5 percento, ha fatto da sfondo all’intervento di Omizzolo. La scienza si nutre di “forse” e non di certezze, ha avvertito, e in ogni caso due questioni sono fuori della sua portata: l’inizio e la fine del tempo, intesi come concetti metafisici. Nell’orizzonte osservabile, la scienza cerca modelli predittivi e descrittivi ed è competente nella ricerca del rapporto causa-effetto (pur con tutti i limiti messi in luce dalla meccanica quantistica), ma non può spingersi alla “cause prima”.

Nella sua suggestiva relazione, scorre la descrizione dell’espansione cosmica, da cui emerge un “dettaglio” affascinante: solo una parte di materia su un milione sopravvive al reciproco annichilimento con l’antimateria, da quel residuo si formano le stelle e da esse nascono gli elementi di cui noi siamo formati. Assurdo usare la scienza, dice Omizzolo, per negare o “dimostrare” Dio.

Per questo “particella di Dio” è un concetto fuorviante, pensato scorrettamente per fini divulgativi. Anche la "teoria del tutto" è utopica, introduce categorie non scientifiche, semmai metafisiche. Ma per chi vuole, l’universo è fonte di meraviglia che apre a verità ulteriori, e anche al Creatore. E conclude: lo scienziato e il credente dovrebbero essere maestri dell'umiltà e della consapevolezza del limite del loro sapere.

Nel corso dell’incontro è stato distribuito ai presenti il discorso tenuto da Papa Benedetto XVI alla Pontificia Accademia della Scienza l’8 novembre scorso, particolarmente chiarificatore sul rapporto tra fede e scienza, e filo conduttore dei temi oggetto delle relazioni presentate.

A breve, sul sito centrostudiverbum.it sarà disponibile il video delle relazioni. Il prossimo appuntamento riporterà l’attenzione dalla volta stellata alle urgenze di questo mondo: il 22 gennaio sarà di scena l’economia, per un dialogo sulle sue regole e i suoi principi, che vedrà impegnati l’economista Giuseppe Maria Pignataro e il teologo Michele Fontana. [MORE]