Chiesa e Società

Papa Francesco: "Non esistono cristiani fatti in laboratorio" e prossima visita al Gemelli di Roma

VATICANO, 26 GIUGNO 2014- È prevista per domani, giorno della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la visita del Santo Padre al Gemelli di Roma. Arriverà in sede nel primo pomeriggio, alle 15:30, e dedicherà qualche ora agli ammalati.

Ma il Policlinico non sarà la sua sola meta. A seguire celebrerà la S. Messa nel piazzale antistante la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica, in occasione dei 50 anni dell’istituto.

Una nuova intensa giornata, quindi, attende Papa Francesco, dopo la visita alla diocesi di Cassano all’Jonio dove ha dimostrato la sua vicinanza ai carcerati, ai disabili e ai tanti giovani, denunciando e scomunicando pubblicamente i mafiosi perché dediti all’adorazione del male e “non in comunione con Dio”.

E ancora, durante l’Angelus di questa domenica, ha ribadito la condanna ad ogni forma di tortura, pratica a cui spesso anche la criminalità organizzata è ricorsa.[MORE]

L’importanza della fedeltà al proprio credo, dell’amore totale e della vita come “dono di sé” sono la cura ai mali di oggi. Ma i cristiani, afferma il Pontefice durante l’udienza del mercoledì, non possono essere fatti “in laboratorio”. Non esistono cristiani in provetta. La fede cattolica ha una storia, il cristiano fa parte di un popolo che si chiama “Chiesa”, che lo fa tale il giorno del Battesimo, lo forma nella vita e si fa tramite dei doni di Grazia dei sacramenti. La fede, dunque, è una fede trasmessa. Ogni credente è chiamato a vivere in conformità di essa e, così, donarla al prossimo.

«Il Signore- dice Papa Francesco- ha affidato il suo messaggio di salvezza a delle persone umane, a tutti noi, a dei testimoni; ed è nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, con i loro doni e i loro limiti, che ci viene incontro e si fa riconoscere. E questo significa appartenere alla Chiesa. Ricordatevi bene: essere cristiano significa appartenenza alla Chiesa. Il nome è “cristiano”, il cognome è “appartenenza alla Chiesa”».

Valeria Nisticò