Papa Francesco in Africa: "Non usare nome di Dio per giustificare odio e violenza"
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NAIROBI, 26 NOVEMBRE 2015 - Nella sua prima messa nel Continente africano papa Francesco parla di migrazione, terrorismo, povertà, dialogo tra le religioni. E davanti a una folla di cristiani, ma anche animisti e musulmani ancora una volta ribadisce il messaggio di non usare mai il nome di Dio per giustificare la violenza: "Il Dio che noi cerchiamo di servire è un Dio di pace. Il suo santo Nome non deve mai essere usato per giustificare l’odio e la violenza. Quando vengo a visitare i cattolici di una Chiesa locale, è sempre importante per me - ha confidato Bergoglio - avere l’occasione d’incontrare i leader di altre comunità cristiane e di altre tradizioni religiose". [MORE]
"Troppo spesso dei giovani vengono resi estremisti in nome della religione per seminare discordia e paura e per lacerare il tessuto stesso delle nostre società» ha denunciato Papa Francesco nel discorso pronunciato questa mattina nel salone della Nunziatura di Nairobi. Il Papa ha evocato «i barbari attacchi al Westgate Mall, al Garissa University College e a Mandera", dei quali, ha detto ai leader islamici e delle altre confessioni presenti in Kenya, "so che è vivo in voi il ricordo".
Il Papa ha citato le stragi compiute da al Shabaab, che parla di guerra santa e in Kenya, come altrove, uccide cristiani, animisti, ma anche islamici, chiunque si opponga ai propri disegni di terrore e possa attirare sulla fazione jihadista una macabra popolarità mondiale. Garissa è il nome che più colpisce i keniani, giacché lo scorso aprile in quel collegio al Shabaab ha ucciso 148 persone, quasi tutti ragazzi. E i Papa oggi parla esplicitamente di "giovani resi estremisti in nome della religione, per seminare discordia".
"È mia speranza - ha aggiunto - che questo tempo trascorso insieme possa essere un segno della stima della Chiesa nei confronti dei seguaci di tutte le religioni e rafforzi i legami d’amicizia che già intercorrono tra noi». Ai leader religiosi, il Papa ha sottolineato che il dialogo interreligioso, sta mettendo tutti i credenti «dinanzi a delle sfide". "Ci pone - ha concluso - degli interrogativi".