Estero
Papa Francesco chiede perdono a Indios. Oggi l'incontro con i giovani
SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS (MESSICO), 16 FEBBRAIO 2016 - Papa Francesco agli Indios “Perdono! Il mondo di oggi ha bisogno di voi!”. Un rappresentante delle comunità locali al Pontefice: «Grazie per averci fatto visita, nonostante molte persone ci disprezzino». Oggi l’incontro con i giovani. [MORE]
Grande accoglienza per Papa Francesco, che celebra la messa con gli Indios a San Cristobal de Las Casas, nello stato del Chiapas, nel sud del Messico. Più di centomila i fedeli presenti all’incontro con il pontefice, che come sempre ha dispensato tempo a saluti a tutti. La folla lo ha acclamato senza sosta - «Bienvenido papa Francisco!» - mentre lui dalla papamobile, e accompagnato dal vescovo locale monsignor Felipe Arizmendi Esquivel, dispensava saluti e benedizioni, fermandosi continuamente a baciare bambini che gli venivano avvicinati dagli uomini della sicurezza. «Benvenuto il Papa della pace! - ripetevano in coro i presenti insieme allo speaker - Benvenuto il Papa della giustizia! Benvenuto il Papa dei poveri!». «Viva il popolo maya», si è anche gridato.
«Perdono! Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!». Sono le parole con cui Il Papa invita tutti a fare un esame di coscienza su come sono state trattate le popolazioni indigene, popoli «incompresi ed esclusi dalla società» perché le loro tradizioni sono state considerate «inferiori» mentre potere, denaro e leggi del mercato li hanno «spogliati» delle loro terre o «hanno realizzato opere che le inquinavano». Parla in spagnolo e poi viene tradotto in tseltal, la più diffusa tra le popolazioni indigene locali. «Molte volte – dice nella conseuta omelia - in modo sistematico e strutturale, i vostri popoli sono stati incompresi ed esclusi dalla società. Alcuni hanno considerato inferiori i loro valori, la loro cultura e le loro tradizioni. Altri, ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato, li hanno spogliati delle loro terre o hanno realizzato opere che inquinavano. Che tristezza!».
(fonte immagine Panorama.it)
Giuseppe Sanzi