Cronaca
Angelus, Papa: "Il mio prossimo è anche il migrante che vogliono cacciare"
ROMA - Papa Francesco ritorna sul tema dell’accoglienza durante l’Angelus di domenica 10 luglio, e parla ad una fitta folla presente in piazza San Pietro nonostante il caldo rovente.[MORE]
“Alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia – afferma il pontefice -. Il Signore potrà dirci: ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo trovato mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io”.
“Non devo catalogare gli altri per decidere chi è mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me 'essere o non essere prossimo' della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile”. Papa Francesco lancia questo avvertimento a partire dalla parabola evangelica del Buon samaritano, che viene commentata durante l’Angelus.
“Fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà” è il messaggio chiave della predetta parabola. Poi il Papa cita una canzone di Mina, promuovendo l’azione concreta piuttosto che 'parole, parole, parole'. “Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento. Fare e mediante le opere buone che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo, - prosegue Papa Francesco -, la nostra fede germoglia e porta frutto”.
Al termine della celebrazione, come ogni domenica, Papa Francesco ha salutato i gruppi di fedeli presenti in Piazza San Pietro. Poi si è interrotto e ha detto: “Ma che ho sentito lì alcuni dei miei connazionali che non stanno zitti - afferma parlando in italiano e spagnolo -, a los argentinos che estàn aquì e che fanno chiasso, che hacen lio, un saludo especial”.
Luna Isabella
(foto da mezzo-pieno.it)