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Pantani, il p.m. di Forlì scrive: "La camorra gli fece perdere il Giro"

FORLI’, 14 MARZO 2016 – Si riaccendono i riflettori sul caso Pantani. Premium Sport ha reso nota l’intercettazione del detenuto che secondo il racconto di Renato Vallanzasca in prigione confidò al bandito quale sarebbe stato l'esito del Giro d'Italia del '99.  [MORE]

A seguito delle dichiarazioni di Vallanzasca, la Procura di Forlì, guidata dal procuratore Sergio Sottani, ha lavorato in stretta collaborazione con quella di Napoli, arrivando ad identificare l'uomo.

Le intercettazioni ambientali e i riscontri hanno consentito agli inquirenti di ricostruire quanto avvenne la mattina del 5 giugno 1999 nell’hotel Touring di Madonna di Campiglio, quando Marco Pantani fu fermato alla vigilia della penultima tappa del Giro che pensava ormai di avere in pugno, a causa del livello di ematocrito. Il Pirata fu infatti escluso dalla competizione per ematocrito alto: 51,9% contro il 50% consentito allora dalle norme dell’Uci, la federciclismo mondiale. Elemento fondamentale nell’indagine, l’intercettazione ambientale di un affiliato a un clan che per cinque volte ripete la parola “sì”, alla domanda se il test fosse stato alterato.

Ad oltre dieci anni dalla vicenda che ha segnato l’inizio della fine sportiva e umana dell’atleta romagnolo, sembra dunque farsi strada la verità su uno dei casi più controversi della storia dello sport.

«Un clan camorristico minacciò un medico, per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma», è quanto scrive il pm Sottani le cui parole confermerebbero quindi quanto più volte ribadito dal bandito Renato Vallanzasca in carcere. «Un membro di un clan camorristico in carcere mi consigliò fin dalle prime tappe di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani. ‘Non so come, ma il pelatino non arriva a Milano. Fidati’», queste le dichiarazioni di Vallanzasca che il 16 ottobre 2014 hanno portato la Procura di Forlì a riaprire l’inchiesta sull’esclusione di Pantani da Campiglio, con l’ipotesi di reato «associazione per delinquere finalizzata a frode e truffa sportiva». L’indagine, svolta nel 1999 a Trento dal pm Giardina, era stata infatti archiviata.

Dietro l’intricato caso Pantani ci sarebbe dunque un giro di scommesse miliardarie che la camorra non poteva perdere. Dopo aver sentito decine di persone, in carcere e fuori, la Procura di Forlì ha ricostruito tutti i passaggi della vicenda, riuscendo a risalire ai mandanti dell’operazione.

«Finalmente qualcuno è riuscito a fare un buon lavoro, dopo tanti anni che cerco e leggo da tutte le parti», questo il commento di Tonina, la mamma dello scalatore romagnolo, scomparso il 14 febbraio 2004. «Devo ringraziare –ha proseguito mamma Tonina- i ragazzi di Forlì, che ci hanno messo un grande impegno. Non mi ridanno Marco, logicamente, ma pensi gli ridiano la dignità, anche se per me non l'ha mai persa. Le parole di questa intercettazione fanno male, è una conferma di quello che ha sempre detto Marco, cioè che l'avevano fregato. Io mio figlio lo conoscevo molto bene: Marco, se non era a posto quella mattina, faceva come tutti gli altri. Si sarebbe preso quei 15 giorni a casa e poi sarebbe rientrato, calmo. Però non l'ha mai accettato, non l'ha mai accettato perchè non era vero. Finalmente la gente ora potrà dirlo, anche se tanta gente sapeva che l'avevano fregato. Io sono molto serena oggi: finalmente sono riuscita e sono riusciti a trovare queste cose».

[foto: raisport.rai.it]

Antonella Sica