Estero

Pakistan, stupri di cristiane in nome dell'Islam

ISLAMABAD, 26 OTTOBRE 2011 - Il lungo e dettagliato rapporto dell'Asian Human Rights Commission (Ahrc), organizzazione indipendente con sede a Hong Kong che raggruppa giuristi e attivisti per i diritti umani, evidenzia lo sconcertante fenomeno che vede sempre più ragazze cristiane in Pakistan costrette a convertirsi all’Islam dopo essere state stuprate o sequestrate da uomini musulmani che, contro la loro volontà, sono poi obbligate a sposare. [MORE]

Il fenomeno, particolarmente diffuso nella provincia del Punjab, dove la minoranza cristiana è più numerosa, assume i tratti di una sorta di pulizia etnico-religiosa ancora impunita. L'organizzazione sottolinea come “nessuno, all'interno del sistema giudiziario e nella polizia e perfino nel governo ha il coraggio di fare fronte alle minacce dei gruppi fondamentalisti islamici”, la conseguenza è che continuano ad essere crimini impuniti.

Nella lunga lista di casi, gli ultimi, tutti avvenuti nello Punjab, quello di Farah Hatim, la ragazza cattolica rapita, islamizzata e costretta a sposare un uomo musulmano nella città di Rahim Yar Khan, nella parte meridionale del Punjab, per lei si erano mobilitate alcune Ong cristiane che avevano chiesto l'intervento della Commissione Onu per i Diritti umani, e ancora Rebbecca Masih e Saima Masih, a cui è toccata la stessa sorte nel maggio 2011, Sidra Bibi, la quattordicenne cristiana, rimasta in cinta dopo essere stata abusata fisicamente e psicologicamente, era riuscita a sfuggire dal suo aguzzino, aveva presentato denuncia alla polizia che tuttavia non è stata accolta, Uzma Bibi, 15 anni e Saira Bibi, 20 anni, infermiere di Lahore, sono state prese con la forza da vicini di casa musulmani, convertite all’islam e costrette a sposarsi con rito islamico, e tantissime altre ancora, vittime di soprusi che continuano ad avvenire nell’indifferenza di tutti.
 

Sara Marci