Cronaca
Ossa Nunziatura: secondo le prime analisi non si tratterebbe di Gregori ed Orlandi
ROMA, 23 NOVEMBRE – È arrivato il primo verdetto dalle analisi specialistiche effettuate sui resti ossei rinvenuti meno di un mese fa in una dependance della Nunziatura Apostolica a Roma. Nei laboratori biologici Circe di San Nicola la Strada (CE), infatti, i tecnici nominati dalla Procura di Roma hanno innanzitutto effettuato un esame del radio e della calotta cranica repertati, utilizzando il metodo del carbonio-14: la sofisticata datazione radiometrica basata sull’analisi degli isotopi del carbonio ha consentito di stimare con tutta probabilità l’età delle ossa, che dovrebbero avere più di 50 anni e dunque di fatto non poter avere attinenza con il caso delle due ragazzine scomparse nel 1983.
Inoltre, benché il materiale genetico individuato all’interno delle parti anatomiche sia inutilizzabile per una comparazione con il DNA delle ragazze, a causa dell’eccessivo deterioramento complessivo dei reperti, gli esperti sono riusciti comunque ad isolare alcuni frammenti di un femore che presenterebbero con tutta evidenza il cromosoma Y, il gene che caratterizza il sesso maschile. Ciò consentirebbe di ipotizzare, se non addirittura di affermare con certezza, che le ossa potrebbero appartenere ad una sola persona e che si tratti di un uomo, escludendo a maggior ragione che possano riguardare Emanuela o Mirella.
Pietro Orlandi – fratello di Emanuela, da anni impegnato anche pubblicamente nella ricerca della verità sulla scomparsa della ragazzina 15enne – ha subito commentato la notizia, esprimendo l’intenzione di mantenere estrema cautela: “Da quanto mi risulta, questi sono i primi esiti degli esami col metodo del carbonio-14, ma io vorrei aspettare la fine di tutti gli studi e poi vorrei avere il risultato dell’esame genetico con il DNA, che può dare la certezza assoluta. In ogni caso poi andrà chiarito perché c’erano delle ossa pochi centimetri sotto al pavimento di un edificio di proprietà vaticana. Comunque, nel caso in cui le notizie emerse oggi dovessero essere poi confermate, la nostra ricerca non si arresterebbe”.
In effetti, come ha affermato l’ex cittadino vaticano, questi risultati rappresentano soltanto il primo passo dell’indagine avviata dalla Procura della Capitale, la quale ha commissionato un approfondito esame che chiaramente non si arresterà con l’esclusione dell’identità tra le ossa e le due ragazzine. Gli inquirenti – ovviamente anche tramite l’ausilio degli esperti, che passeranno ora al vaglio alcuni denti ed il materiale midollare delle ossa – cercheranno di stabilire a questo punto con certezza la data del decesso, per riaprire eventualmente vecchi casi di presunti omicidi avvenuti nella zona o proprio all’interno della proprietà ora adibita a missione diplomatica della Santa Sede. Sarà importante innanzitutto accertare chi abbia abitato Villa Giorgina prima degli anni ’60, in particolare nel periodo tra il 1949 (anno in cui l’immobile fu lasciato dalla famiglia Levi per essere donato a Papa Pio XII) ed il 1959 (quando vi vennero istituiti gli uffici della attuale Nunziatura). Probabilmente, comunque, non potrebbe trattarsi di frammenti provenienti dal vecchio cimitero che secondo alcune memorie storiche si sarebbe trovato sul suolo su cui la Villa fu costruita da Isaia Levi (altrimenti le ossa sarebbero state datate ancora più lontano nel tempo), dunque con approfondite analisi è possibile che la misteriosa identità dello scheletro venga definitivamente svelata.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: ansa.it