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Oscar, primi bilanci: Hooper sul trono, delusione Fincher
LOS ANGELES, 28 FEBBRAIO - Trionfo de “Il discorso del Re”, tonfo “Il Grinta”, delusione “The Social Network”, brodino per “Inception” e doppio colpo da outsider per “The Fighter”: questo, in sintesi, il responso della notte degli Oscar.
Il film di Tom Hooper ha sbaragliato la concorrenza accaparrandosi le statuette più “pesanti”.[MORE]
Lo stesso Hooper ha conseguito l’Oscar per la Miglior Regia, ricordando, commosso, come l’idea di girare un film sul re gli fosse stata suggerita dalla madre. “Ascoltate le mamme”, ha chiosato con emozione in una serata molto tradizionalista in cui spiccava il pancione della Portman e il “that’s amore” di Colin Firth con la moglie italiana Livia.
Proprio l’attore inglese, come da scontatissimo pronostico, guadagna l’alloro quale Miglior Attore Protagonista, ringraziando Tom Ford che lo aveva diretto nel precedente “A single man”, con cui aveva ottenuto a Venezia la Coppa Volpi.
Dalla piega che aveva preso la nottata, si è subito intuito che la coppia miglior regia\miglior attore protagonista avrebbe fatto da volano alla premiazione de “Il discorso del Re” quale miglior film. Ad annunciarlo è stato Steven Spielberg, con una presentazione di sicuro effetto in cui ha associato l’apoteosi del film premiato a quella di altri celebri predecessori, osservando, al contempo, come i “delusi”, vista la qualità comunque eccelsa, sarebbero stati ricordati positivamente, come già accaduto per titoli storici a digiuno di statuette (Quarto Potere, Toro Scatenato, Il laureato). A “Il discorso del Re” va pure gli Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
Altro premio in linea con le attese è quello di Natalie Portman, splendida premaman con lungo vestito color vinaccia, per la sofferta interpretazione in “Black Swan” di Aronofsky. L’attrice, in lacrime, ha ringraziato, tra gli altri, il coreografo del film, Benjamin Millepied, per avergli regalato il ruolo più importante: quello di madre. Il premio è stato consegnato da Jeff Bridges. Altro “cerimoniere” d’eccezione è stato Kirk Douglas, affaticato ma ancora brillante novantaquattrenne, che flirta scherzosamente con la presentatrice Anne Hathaway ed annuncio il premio di miglior attrice non protagonista a Melissa Leo per “The Fighter”. Nonostante l’emozione, la Leo riesce a trattenere le lacrime… ma le sfugge un’imprecazione per l’affollamento del Kodak Theatre di Los Angeles. Lo stesso film sale alla ribalta grazie al riconoscimento quale miglior attore non protagonista a Christian Bale, nel formato singolare di “guru in black” con barba rossiccia. L’attore ha ringraziato il vero Dickie Eklund, l’ex pugile presente in platea.
Pareggia il conto con “Il discorso del re”, ma solo numericamente, il film “Inception” di Christopher Nolan, con quattro statuette, ma prevalentemente tecniche: Miglior Fotografia a Wally Pfister, Miglior Montaggio Sonoro a Richard King, Miglior Sonoro di Lora Hirschberg, Gary A. Rizzo e Ed Novick e Migliori Effetti Speciali a Paul Franklin, Chris Corbould, Andrew Lockley e Peter Bebb. D’altronde, non ci si aspettava di meglio; la vera delusione era stata la mancata nomination di Nolan alla regia.
Ha un sapore amaro, invece, la tripletta di “The Social Network”, che, su otto nomination, deve accontentarsi dell'Oscar per il Miglior Montaggio di Angus Wall e Kirk Baxter, per la Miglior Colonna Sonora Originale di Trent Reznor e Atticus Ross e Miglior Sceneggiatura Non Originale ad Aaron Sorkin.
Al plausibile digiuno di “127 hours” (6 nomination), “The Kids are Alright” e “Winter’s Bone” (4 a testa), va aggiunto quello de “Il Grinta” (True Grit) dei fratelli Coen, più pesante da digerire per il prestigio della regia e la scorpacciata di nomination (10).
Vince l'Oscar come Miglior Film Straniero ''In a Better World'' della danese Susanne Bier, già ben distintosi al Festival Internazionale del Film di Roma con il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio e il Premio Marc'Aurelio del Pubblico al miglior Film Bnl. Il pronostico non era scontatissimo, vista la rivalità dell’ottimo “Biutiful” di Inarritu, con Bardem candidato perfino come Miglior Attore Protagonista.
''Alice in Wonderland'' vince per la Miglior Scenografia di Robert Stromberg e il set decorator Karen O'Hara, non prima di aver infranto gli unici, esili sogni tricolori, ottenendo l’Oscar per i costumi, a discapito, tra gli altri, dell’italiana Antonella Cannarozzi, costumista del film “Io sono l’amore”, accompagnata dal regista Luca Guadagnino. Miglio Trucco, invece, per “The Wolfman”.
"Toy Story 3'' di Lee Unkrich ottiene due Oscar, come Miglior Film d'Animazione e per la Migliore Canzone Originale ''We Belong Together'' di Randy Newman. Il Miglior Cortometraggio d’Animazione è stato “The Lost Thing” di Shaun Tan e Andrew Ruhemann.
Tra gli altri premi, da ricordare ''Inside Job'' di Charles Ferguson e Audrey Marrs, quale Miglior Documentario.
La cerimonia di consegna è stata condotta da Anne Hathaway e da James Franco, un po’ al di sotto delle attese. Si presume meno compassato il blindatissimo party post-premiazione di Vanity Fair al Sunset Tower Hotel.
ANTONIO MAIORINO