Cronaca
Orvieto, Luca Seidita: "Volevo diventare sacerdote ma mi è stato negato''
TERNI, 1 DIC. - Nessun dubbio, per il procuratore di Orvieto, Francesco Novarese, quello di Luca Seidita ''purtroppo e' un suicidio''. Lo ha confermato il magistrato nella classica conferenza stampa con i giornalisti. Novarese ha fatto inoltre riferimento ad altri episodi analoghi avvenuti in questo periodo, citando il caso del regista Mario Monicelli.[MORE] Ma anche ad Orvieto, proprio nello stesso punto dove si e' tolto la vita il diacono, poco tempo fa un altro giovane si era suicidato. Accanto al corpo di Seidita e' stato tra l'altro trovato il suo ombrello.
"Sul posto - ha sottolineato il procuratore - sono intervenuti tempestivamente i carabinieri della compagnia di Orvieto e il sostituto Flaminio Monteleone". Anche lo stesso Novarese ha seguito in prima persona la drammatica vicenda.
Il diacono ha lasciato una missiva rinvenuta nella sua camera da letto presso la curia orvietana. Le parole impresse sulla lettera non lasciano dubbi: 'Volevo diventare sacerdote e tutta la mia vita e' stata dedicata a questo, ma mi e' stato negato'', cosi' il diacono ha sintetizzato il motivo che lo ha indotto a togliersi la vita.
La lettera e' stata scritta al portatile , ma secondo gli inquirenti non ci sono dubbi che l'autore sia stato il diacono.
Seidita sottolinea di essere un uomo dall'animo ''fragile'' e chiede che le persone in terra preghino per lui e che il Signore lo perdoni. Poi ringrazia il vescovo di Orvieto chiamandolo ''padre Giovanni'' e chiede di essere sepolto a Matino, dove vuole essere portato dai genitori.
La famiglia è arrivata stamani ad Orvieto ed hanno subito incontrato il vescovo, mons. Giovanni Scanavino. Nella lettera Seidita fa anche riferimenti - sempre secondo quanto si e' appreso - a una distinzione tra Chiesa e istituzioni, tra uomini e religione. E' comunque cosciente - emerge dalle sue parole - che il Vangelo non giustifica il suicidio.