Operazione Terminator: la parola ad un pentito
Cronaca Calabria

Operazione Terminator: la parola ad un pentito

venerdì 7 maggio, 2010

Franco Bevilacqua, quarantacinquenne di Cosenza, è in carcere e sta scontando una pena per traffico di droga. L'uomo, detto anche "Franco i Mafarda", è in carcere dal 2001 e collabora con le forze dell'ordine del reparto antimafia di Catanzaro. Oltre al traffico di droga, il pentito si sarebbe macchiato di ben più gravi delitti: avrebbe infatti guidato il commando di via Popilia a Cosenza nel 2000.[MORE] 

 All'epoca dei fatti un gruppo di sicari sparò con alcuni kalashnikov in una piazza, due persone vennero trucidate ed una terza riportò ferite da arma da fuoco. Nel 1998 avrebbe invece avrebbe ucciso in modo truce un rapinatore cosentino, decapitandolo con un'accetta e seppellendolo sotto la calce dopo aver diviso il corpo in tanti piccoli pezzi. Un'accurata opera di macelleria per la quale fu denominato "angelo della morte".

Altri macabri particolari emergono dalla confessione: sembra che le cosche assoldassero professionisti nel disossamento per far sparire i cadaveri in maniera rapida e sicura. Molte vittime furono date in pasto ad alcuni maiali lasciati a digiuno per settimane. Emergono anche altri metodi truci per disfarsi delle prove: miscelando nafta e benzina sminuzzavano i corpi e li lasciavano in alcuni bidoni fino a che le ossa non fossero divenute polvere. Altri due metodi validi ma non perfettamente efficaci sono l'acido, che però non brucia i capelli lasciando spazio al riconoscimento del cadavere tramite il dna, e la calce che brucia la carne ma non le ossa.

Quanto riportato proviene dalle carte depositate dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, dell’inchiesta “Terminator”, che ha avuto inizio proprio per risalire ai mandanti degli omicidi dei boss Antonio Sena (agosto 2000) e Francesco Bruni (luglio 1999).


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